Ieri, per Gerhard Kerschbaumer, è l'estate 2013. Il campioncino altoatesino sembrava finito in un tunnel ricco di delusioni, di gare anonime, di immancabili critiche. Tutti ad attendere la sua esplosione. E la sua esplosione non arrivava mai, nonostante il potenziale e le puntuali rassicurazioni di Felice Gimondi.
Oggi, per Gerhard Kerschbaumer, è una medaglia d’oro al collo.
Quella che si è presa al mondiale di Pietermaritzburg, il modo migliore per congedarsi dagli under 23 e ribadire agli scettici che coi giovani, tra un'insidia e l’altra, bisogna avere pazienza. Il ragazzone di Verdings, un introverso del Sudtirol che si carica tra i boschi di casa, non aveva di certo dimenticato il mestiere e quello che era riuscito a fare nel 2009 (oro iridato a Canberra da junior) e nel 2011 (una Coppa del mondo dominata da under).
Oggi è soprattutto la curiosità di quello che riuscirà a combinare nel 2014, che è allo stesso tempo un’entrata a pieno titolo tra gli elite e anche un non esordio.
- Gerhard, che effetto fa ripartire dai due ori mondiali?
- E’ una bella sensazione, i successi in Sudafrica mi hanno aiutato a passare un inverno tranquillo. Dopo l’ultima prova di Coppa del mondo, disputata ad Hafjell, mi sono concesso un bel periodo di relax, prima di riprendere l’attività con lo sci alpinismo e il nordic walking.
- Quando hai iniziato la preparazione?
- Diciamo che ho lavorato intensamente in palestra, riuscendo a mettere più muscolo nelle gambe. I test effettuati pochi giorni fa con la squadra hanno dato un esito molto positivo.
- Dopo le feste sei andato in Spagna.
- Il 14 gennaio io e Tony Longo abbiamo fatto tre settimane a Gran Canaria. Clima mite e tanto fondo. Poi sono tornato una decina di giorni a casa prima dei ritiri di Barletta con la maglia azzurra e di Andora per il raduno del Team I.Idro Drain Bianchi. Adesso è il momento di dedicare l’allenamento all’esplosività.
- L’anno scorso sei riuscito a sbloccarti anche grazie al cambio di alimentazione che ti ha suggerito il tuo preparatore, Luca Guercilena.
- E’ stata una grande intuizione. In gara ero sempre appesantito, non riuscivo a sprigionare i cavalli del mio motore. Ho tolto i latticini ma soprattutto la pasta, essendo intollerante alle graminacee. E da quel momento mi sono sentito libero. In inverno sono tornato a un regime normale, ma da quando sono risalito in bici ho ricominciato quella dieta, a base di riso, patate, carne e pesce.
- Quando ti vedremo in gruppo?
- Domenica alla Bardolino Bike, poi a Maser, Montichiari e a Nalles, per la Sunshine Race. L’obiettivo è chiaramente quello di essere protagonista in Coppa del mondo. A cominciare dalle trasferte in Sudafrica, dove si correrà sul tracciato iridato che conosco a memoria.
- Pensi che il non essere più under 23 potrà avere un peso sulla tua stagione?
- Non credo. Il mondo degli elite l'ho già frequentato. So quali sono i ritmi e le difficoltà. Ho già ottenuto buoni risultati (5° a Vallnord, ndr) ma adesso conto di giocarmela a tu per tu con i più forti. Può essere una grande stagione, ho appena vinto il mondiale e non ho tanta pressione.
- Kerschbaumer ha rischiato di finire da qualche altra parte a settembre?
- Quando vai forte e arrivano i grandi risultati è normale che qualcuno sia interessato a te. Però avevo un contratto con Bianchi da rispettare e qui non ho problemi perché vengo trattato in maniera eccezionale. Certo, in futuro non si sa mai…
- Sappiamo che la Methanol 27,5”, provata per la prima volta alla Gimondi Bike, ti ha convinto.
- Mi sono trovato benissimo e non me l’aspettavo. Dal momento che sono molto alto, in salita mi dà qualcosa in più facendomi risparmiare sul peso. Senza la 29” perderò qualcosa in discesa, ma forse è più importante guadagnare dopo le curve dal momento che con il nuovo diametro ho una bici davvero cattiva.
- Si può dire che il 2013 è stato l’anno della svolta per Kerschbaumer?
- Sono sicuro di aver tratto giovamento da tutto quello che ha preceduto la medaglia d’oro a Pietermaritzburg. Impari proprio quando vai piano e quando non va tutto come vorresti. Vincere è bello e non crea problemi. E’ molto più dura riuscirci dopo aver superato una serie di difficoltà.
E' in questo modo che si forgia sia l'uomo che il campione. E Gerhard Kerschbaumer conferma ancora una volta di avere dei valori ben sopra la media.