MtbCult, in collaborazione con www.mountainridermag.com, presenta una lunga intervista in tre puntate a Fabien Barel.
Nella seconda puntata, Fabien rivive l'incredibile weekend di Finale Ligure in cui è tornato sul gradino più alto del podio dopo sei mesi di assenza dalle competizioni. Buona lettura.
GS
Le foto di questo articolo sono di Mountain Rider Magazine.
Qui la prima parte dell'intervista a Fabien Barel.
UN INFORTUNIO GRAVISSIMO
L’ultima lesione stava per costargli la carriera e non solo. Fabien è caduto nella prima tappa dell’Enduro World Series in Cile. In apparenza nulla di grave, ma poi ha presto scoperto che la frattura si è fermata a un millimetro dal midollo spinale.
Una lesione difficile da ricomporre, che lasciava presagire il ritiro definitivo dalle competizioni. Invece, sei mesi dopo, si è ripresentato a Finale Ligure, vincendo l’ultima prova del mondiale.
- Fabien, dobbiamo riconoscerlo: non credevamo che saresti tornato alle gare. Le notizie che ci arrivavano erano così brutte che già c’eravamo abituati all’idea di non vederti più su una linea di partenza. All’improvviso rieccoti a Finale, con una vittoria. Che spiegazione ti sei dato?
- La lesione è stata grave, ma con grande forza mentale, tanto lavoro e una mentalità positiva si può rimediare a tutto.
- Sapevamo delle tue doti di guida e delle grandi capacità di lavoro, però quest’infortunio ha messo a dura prova anche la tua psicologia.
- Ho sempre lavorato sotto pressione e ho sempre avuto degli infortuni. Sono stato bravo a ritrovare l’armonia tra il corpo e la mente.
- L’equilibrio mentale è qualcosa che facilmente si perde quando si è giovani e si raggiungono fama e soldi?
- Senza dubbio. Ma non è qualcosa di esclusivo per gli sportivi o per la gente famosa. E’ un qualcosa che influenza tutte le persone. Quando spendi tutte le tue energie per un progetto, sia esso sportivo, economico o di vita, è facile dimenticarsi di tutto quello che ti circonda. Ma è fondamentale trovare l’equilibrio con la tua famiglia e con i tuoi amici perchè guai a trovarti solo, anche quando vinci.
- Sulla carta sembra facile, ma…
- Non tutti sono pronti a trovare quest’equilibrio. Io ci lavoro da 12 anni. Ho appreso anche dagli altri. E penso che questa filosofia di vita è quella che mi ha permesso di stare bene quando ho avuto infortuni o problemi nella vita.
UN RITORNO FRETTOLOSO?
- Ma non sei tornato troppo in fretta?
- Il dottore mi ha detto che stavo forzando i tempi. Ma sono stato io a dirgli di fare un passo alla volta. Prima ho voluto disputare una gara regionale e sarei andato a Finale solo se fossi stato bene. Ero così stanco che ho pensato che il dottore avesse ragione. Ho deciso comunque di andare alla Trans-Provence. Lì sono stato bene e sono andato a Finale.
- Con te, a Finale, ci è venuto anche il dottore.
- Sì. Mi ha messo il letto al contrario e avevamo una camera per i massaggi. Nell’hotel abbiamo preso due stanze, una accanto all’altra. E ogni giorno facevo riabilitazione e nuoto, perchè a Finale c’è il mare...
- E' così importante l’acqua?
- In francese, mare e mamma si scrivono in modo diverso ma si pronunciano in maniera uguale. Essere in mare è come essere nel ventre di tua mamma. Io nuoto senza occhialini, non apro gli occhi e resto isolato dal mondo. Così ascolto le reazioni del mio corpo.
- Ti aspettavi di vincere?
- No, assolutamente. Quando ho finito la prima Speciale, il team manager mi ha fermato con fare agitato. Gli ho chiesto: “Che succede?”. E lui mi ha risposto nervosamente: “Che sei primo”. Volevo solo divertirmi in gara, non avevo alcun obiettivo.
- Ci pensavi alla tua schiena?
- No, correvo solamente. Sentivo solo la mia testa, il mio corpo, le braccia e le gambe.
- Quando hai saputo che avresti potuto vincere?
- Vedevo tutti entusiasti ma io ero concentrato sulle mie gambe che stavano per scoppiare nei duri trasferimenti. Nell’ultimo tratto di 8 km, sapevo di dover soffrire su una zona molto pedalata e in seguito anche tecnica. Ma sono andato tranquillo. Gli altri bisticciavano con i curvoni, io li disegnavo, avendo la sensazione di andare più piano. Sono sceso rilassato. Solo quando ho visto che tutti esultavano avevo capito cos’avevo combinato. In quel momento, mi sono venute in mente le immagini degli ultimi mesi: i miei amici, l’ospedale, la caduta, i messaggi su Facebook, i medici. Mi sono per un attimo appartato in una casetta e mi sono messo a piangere (e mentre lo dice gli diventa la pelle d’oca, ndc)
- Hai battuto anche te stesso…
- E’ stato un modo per lanciare un messaggio al mondo. Che in questa vita sei capace di fare qualsiasi cosa con determinazione e positività.
Domani vi proporremo la terza e ultima puntata di questa intervista. Fabien farà una fotografia dell'enduro odierno e ci parlerà anche delle recenti evoluzioni della Mtb. Non mancate.