Vi confesso una cosa.
Mi capita spesso di guardare la mia bici e di accorgermi che i suoi colori, arancio, giallo, celeste, sono così belli perché mi ricordano le giornate di sole.
Cioè l’estate.
Mi immagino a quanto squillerebbero in quelle giornate lì, quando fa caldo e il sole bussa dall’alto.
La luce, il caldo, le giornate lunghe, la voglia di non andare mai a dormire, i vestiti che si alleggeriscono significano solo una cosa: e' arrivata l’estate.
E mi viene in mente solo una cosa.
Sì, solo una, strano, ma è solo una.
“Approfittane”
Io, come tantissime altre persone, vivo in uno dei più grandi posti che esistano in Italia, cioè la provincia.
Enorme, sempre meno popolata, sempre più con lo sguardo rivolto alle città vicine, sempre un po’ malinconica, ma anche sempre molto vitale quando ci sono il sole e le belle giornate.
E’ il posto dove tutti (o quasi tutti) vorrebbero vivere, ma magari in pochi sono disposti a dirlo o ad ammetterlo.
Ma poco importa.
Mi dico:
“Approfittane”
Una giornata di sole è sempre una grande occasione.
Prudono le mani, ribolle al voglia di fare, fremono le gambe.
Poi guardi la bici, i suoi colori, le forme e già sei lì, dove ti piacerebbe pedalare e guidare.
Prendi la bici e vai.
E’ estate.
Ci siamo, è il momento in cui i sentieri e le montagne sono illuminate per un arco di tempo lunghissimo, il più lungo dell’anno.
Se siete in città, scappate per un po’.
Se siete in provincia, siete un passo avanti.
Uscite e pedalate.
Io, ve lo confesso, me ne sono accorto un po’ in ritardo quest’anno, fra viaggi e impegni vari, solo ieri è arrivata la folgorazione.
“Cavolo, ma guarda che giornata oggi…”
E’ arrivato il momento di farla splendere questa bici e vi confesso che da qualche parte nella mia testa mi accorgo solo ora di aver sempre pensato che la bici è stata pensata per essere usata d’estate.
Se vado a scandagliare i miei ricordi ciclistici mi accorgo che molti di questi hanno l’estate come contesto.
C’è poco da fare (e se volete anche è un po’ scontato): l’estate è la stagione di chi va in bici.
Le giornate cambiano programma: dopo il lavoro o prima del lavoro si può pedalare.
Le forze si moltiplicano (grazie sole!), l’entusiasmo sale alle stelle e i sentieri si impolverano.
E quando torno a casa mi fermo qualche minuto, anzi, a volte una decina di minuti, a guardare come la polvere si è depositata sulla bici.
Sul telaio, sulle gomme, sul cambio e anche sulle gambe.
Come quando da bambini si tornava a casa coperti di terra.
Solo che allora era diverso: erano le mischie nel campetto sotto casa.
Adesso è un’altra storia.
Adesso mi accorgo che quella polvere lì, sulla bici, è una storia di attrazione fatale, è un effetto della fisica e della chimica, è la bici che va, è un make-up da artista.
Resto imbambolato a guardarne i dettagli.
Lo so, succede anche a voi, non penso di essere il solo “pazzo”.
E quella polvere non voglio toglierla via.
Più ce n’è, meglio è.
Anzi, voglio raccontarvela ed è quello che farò, anzi, che faremo nel corso di questa estate su MtbCult.
Abbiamo tanto da raccontarvi, come al solito.
E sono sicuro che vale lo stesso per voi, quindi, vi invito a farci avere le vostre foto.
Una ogni settimana.
Inviatecele scrivendo sulla nostra pagina Facebook, aggiungendo un commento e l’hashtag #PolveredEstate
Oppure inviatecele via e-mail.
Insomma, diamoci dentro e impolveriamo le bici… ?
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.