Donne in Mtb: quel “Basta che molli i freni” non aiuta...

Silvia Marcozzi
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Donne in Mtb: quel “Basta che molli i freni” non aiuta...

Silvia Marcozzi
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Se guardo lo sport ad alto livello mi sento di poter dire che la presenza delle donne in Mtb è in netta ascesa
Nel cross country le gare femminili sono quasi più seguite di quelle maschili e premi e stipendi sono piuttosto allineati, a differenza di quanto avviene ad esempio nel ciclismo su strada. 

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Nelle discipline più estreme come downhill, slopestyle e freeride, c’è da credere che le ragazze stiano passando dal privilegio di guadagnarsi un invito al diritto di gareggiare alla pari dei maschi. 

Basta guardare quello che è successo un mese fa alla più recente edizione della Hardline in Australia, dove Gracey Hemstreet, a soli 19 anni, è stata la prima donna a completare il percorso di gara.

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Gracey Hemstreet è stata la prima donna a completare la Red Bull Hardline in Australia lo scorso febbraio / Foto: Red Bull

Quello che succede a questo livello è sicuramente il frutto di una crescita a livello globale che porta ad una selezione di talenti più ampia, soprattutto in alcune parti del mondo (la Hemstreet, manco a dirlo, viene dalla British Columbia canadese).

Al Cranworx Rotorua, dopo la cancellazione della gara maschile per le proteste dei rider, sono state le ragazze a dare spettacolo per il pubblico.
Anche qui per la prima volta le donne hanno gareggiato sul percorso Diamond Series del Campionato Mondiale Slopestyle (SWC) fino ad oggi riservato agli uomini.

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Harriet Burbidge-Smith al Maxxis Slopestyle del Cranworx di Rotorua / Foto: Red Bull

La visibilità delle donne in bici nel settore Mtb è dunque senz'altro in crescita, grazie anche ad una copertura mediatica sostanzialmente identica a quella degli uomini.

Certo ci sarebbe da discutere su quanto infinitamente superiore possa essere l’impatto e il cambiamento innescato ad esempio da un mondiale di calcio trasmesso sulle reti nazionali, come quello del 2019, nella percezione dello sport femminile, ma questo vale per tanti sport cosiddetti “minori”. 

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Trasmesso sulle reti nazionali, il Mondiale del 2019 ha contribuito a dare una visibilità enorme al calcio femminile che è cresciuto moltissimo negli ultimi anni / Foto: facebook

Le donne in Mtb sono ancora troppo poche

Pure nonostante tutti questi aspetti positivi quello che vedo io è una scarsissima presenza delle donne sui sentieri e nella Mtb. Ancora più scarsa di quella già fortemente minoritaria nella bici da strada.

Le atlete di alto livello ci dimostrano che non ci sono differenze nelle capacità delle ragazze di affrontare le difficoltà e i rischi di questo sport e neppure nel raggiungere determinati risultati. 

Perchè allora non ci sono ragazze sui sentieri? 

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E se il problema non fosse tanto delle donne ma degli uomini?
Mi spiego. Una donna funziona diversamente da un uomo, sia dal punto di vista fisico che da quello emotivo.

In genere (inutile dire che esistono eccezioni) ha meno forza fisica, ha leve più corte ed ha un approccio al rischio differente.
E’ meno propensa all’emulazione e ha un atteggiamento più conservativo di fronte al pericolo. 

Queste, che sono semplici caratteristiche biologiche, rendono differente il suo modo di approcciare uno sport come la Mtb dove tutti questi aspetti entrano fortemente in gioco rispetto a quello di un uomo.
Il che non significa, attenzione, che non possano arrivare a fare le stesse cose, o che abbiano più paura di farle.
Significa che le apprendono e le affrontano diversamente. 

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Ugualmente capaci ma diverse

Aspettarsi da una donna che impari le cose come un uomo e che le viva come un uomo, semplicemente, non funziona.
Mi capita spesso di vedere uomini affrontare sentieri contando su una pericolosa combinazione di forza e incoscienza.
Inutile dire che non vedrete mai una donna fare la stessa cosa.
Perché semplicemente non se lo può permettere. 

Alzi la mano la biker che non si è sentita dire idiozie come: «Basta che molli i freni», o «Se vai più forte è più facile».
Questo non aiuta una ragazza a progredire.
Quando mi capita di parlare con altre ragazze che fanno Mtb ritrovo le stesse sensazioni, le stesse difficoltà.
Perchè quello della Mtb, almeno in Italia, è ancora un feudo maschile, e l’idea è che lo si debba approcciare in modo maschile.

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Martina Fumagalli del team Honda Dowhillher in azione

Il fatto che per la maggior parte del tempo le poche ragazze che fanno Mtb siano circondate da uomini è un’arma a doppio taglio.
Da un lato il fatto di sentirsi l’anello debole ha anche un aspetto protettivo.
Si è più coccolate, più scusate nelle proprie mancanze e ci si può permettere di restare nella propria zona di comfort.
Di essere contente per quel che si riesce a fare “per essere una donna”.
Mentre la verità è che con il giusto approccio si potrebbe fare molto di più, e si potrebbero avvicinare molte più ragazze allo sport. 

Sono abbastanza convinta che uscire fra ragazze sarebbe un grande vantaggio.
Quel po’ di sana emulazione che scatta anche fra maschi (se ce la fa lei posso riuscirci anche io), unita alla tranquillità di non dover dimostrare di essere “all’altezza” dei maschi aiuta a rilassarsi e divertirsi, ad ammettere senza problemi le proprie difficoltà (a volte basta questo a farcele superare) e a rischiare con più facilità l’errore utile all’apprendimento. 

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Il confronto coi maschi è un'arma a doppio taglio

Insomma, per far crescere la presenza di donne nella Mtb io credo che serva una parità che si può raggiungere solo attraverso la comprensione e accettazione delle differenze che esistono fra uomini e donne.
Non vogliamo essere considerate diversamente nel senso di essere guardate come meno capaci, meno adatte, più timorose. 
E nemmeno come più “fighe” se riusciamo a superare tutto questo. 

Anche questa infatti è un’altra arma a doppio taglio, che fa sentire quelle che riescono a giocarsela con i maschi più “brave” delle altre donne, speciali, favorendo ancora in questo modo un approccio esclusivo allo sport, che rimuove in partenza un vero confronto. 

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Vogliamo che si faccia attenzione al fatto che sui sentieri noi percepiamo diversamente, impariamo diversamente, abbiamo tempi e modalità diverse che vogliamo vedere rispettati. 

Ai maschi sta capire questo quando cercano di insegnare alle morose e amiche ad andare in bici per condividerne con loro la gioia.
Alle ragazze invece che non devono guadagnarsi nessun diritto di andare in bici.
Se vogliono farlo e la cosa le fa stare bene che lo facciano. 
Magari con altre ragazze.

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Sull'autore
Silvia Marcozzi

Vivo da sempre in equilibrio tra l’amore per lo studio e le parole - ho due lauree in lettere e un dottorato in lingue - e il bisogno di vivere e fare sport all’aperto. Mi sono occupata a lungo di libri e di eventi. Dieci anni fa sono salita su una bici da corsa e non sono più scesa, divertendomi ogni tanto a correre qualche granfondo. Da poco ho scoperto il vasto mondo dell’off-road, dal gravel alla Mtb passando per le e-Mtb, e ho definitivamente capito che la mia sarà sempre più una vita a pedali.

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