"Be happy and just ride your bike!"
Questo è il titolo del quinto episodio del diario di Justin Leov dall'Enduro World Series.
La tappa di Valberg era infatti iniziata piuttosto male per il rider neozelandese del team Canyon, soprattutto per problemi di concentrazione e di tensione.
Ma quando ha capito che a volte basta rilassarsi, non farsi troppe domande e recuperare il piacere di pedalare, allora la gara ha preso un'altra piega.
Ecco il suo racconto.
VM
Valberg è uno di quei luoghi che già all'arrivo sa sorprendere.
Sebbene disti solo un paio d'ore da Nizza, il paesaggio cambia completamente e ci si ritrova circondati da un incredibile scenario montuoso.
Ero consapevole del fatto che partecipare a questa gara avrebbe significato affrontare maggiori difficoltà rispetto a quelle delle gare disputate fino a quel momento.
In particolare i trasferimenti da fare in bici tra una Speciale cronometrata e l’altra promettevano lunghissime salite e ciò è stato confermato fin dall'arrivo in paese, da dove si vedevano le valli in tutta la loro maestosità.
Con le Otto speciali cronometrate nei due giorni di gara e un prologo il venerdì sera, il week end si annunciava molto intenso.
Le previsioni poi non erano delle migliori e mi immaginavo già alla prese con risalite di quattro ore sotto l'acqua!
Come da programma, il sabato sarebbe stato il giorno delle lunghe salite e dei percorsi più lunghi, mentre la domenica il giorno delle Speciali più brevi ma anche più intense e con tratti in stile DH. Nella preparazione della bici avevo scelto ancora una volta l'assetto DH.
Gomme che garantivano un ottimo grip e freni potenti erano indispensabili.
Necessaria anche la massima visuale, e quella era garantita da un nuovissimo modello di maschera con campo visivo ampliato, cosa che si è rivelata molto importante nelle Speciali più ripide.
Dopo due giorni di allenamento in cui mi ero sentito in piena forma, il giorno della gara mi sono invece alzato nervoso, teso, senza voglia di mangiare.
Non è da me essere di questo umore ed ero sorpreso da questo stato.
Inutile il tentativo di rilassarmi e ciò ha influito negativamente sulla gara.
Mi sono ritrovato a lottare con la bici e con me stesso, a volte andavo troppo veloce, a volte ero troppo lento, non riuscivo a calibrare le frenate...cosa diavolo mi stava succedendo?
Deluso dalla prima Prova Speciale e nel complesso demoralizzato, è arrivato il momento della lunga trasferta pedalata verso la Speciale cronometrata successiva.
Avrei dunque avuto tempo per riflettere.
Ho cercato di convincermi che del resto non era che l’inizio della competizione, già nella seconda Speciale avrei fatto meglio.
Mi sbagliavo.
Non so cosa mi stesse succedendo, sta di fatto che anche nella seconda Prova è andata male, anzi peggio.
A questo punto mi sono detto che nell'ultima Speciale del giorno mi sarei ripreso e avrei scordato le tappe andate male.
Malgrado gli errori, volevo reagire e scendere veloce.
Fortunatamente ha funzionato e l'ultima Speciale è andata meglio, seppur nei limiti, e malgrado abbia rischiato diverse volte di cadere, sono stato felice di concludere la giornata con almeno uno stato d'animo migliorato.
Il sabato sera mi sono quindi ritrovato al sedicesimo posto, ma non era certo quello il mio obiettivo. Avevo bisogno di lavorare sul mio stato d'animo, mentre il mio corpo era dolorante dopo le tensioni della gara.
Mi sono deciso per un massaggio, durante il quale ho realizzato quanto mi facessero male le gambe. Questo massaggio è stato veramente la cosa migliore che potessi fare prima della seconda giornata, mi sono sentito rinato, quasi con un corpo nuovo.
La domenica mi sono alzato rilassato e affamato, un buon segno!
Mi sono sentito lucido e in forma, pronto per la gara.
Prima Prova Speciale, quinto posto.
La giornata è cominciata con buone sensazioni.
Nessun pensiero negativo, la mente libera, concentrata.
Ed è andata così tutto il giorno, con buoni risultati e malgrado qualche errore a cui ho saputo non dare troppa importanza, ho continuato a scendere sicuro, anzi, sereno.
All'ultima Speciale del giorno ho fatto segnare il quarto tempo più veloce, il che mi ha portato al dodicesimo posto nella classifica finale.
Pur non essendomi piazzato nei primi dieci, sono comunque contento della mia prestazione e ho capito, dopo questa esperienza, che gareggiare qualche volta è più semplice di quanto si pensi.
Capita che fattori esterni condizionino negativamente e ostacolino veramente le nostre performance, ma non bisognerebbe stare a pensarci troppo.
Meglio pedalare e godersela!
Continuerò a ripetermelo fino al prossimo appuntamento, tra una decina di giorni, per l’ultima tappa dell’Enduro World Series 2016 a Finale Ligure.
Non vedo l'ora!
Gli altri episodi del diario di Justin Leov li potete rileggere qui.
(Testo di Justin Leov e foto di Sebastian Schieck)
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Redazione MtbCult
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