Dentro la 7ª Enduro dei Gufi: 3, 2, 1... Via!

Redazione MtbCult
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Dentro la 7ª Enduro dei Gufi: 3, 2, 1... Via!

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Ieri a Pogno è andata in scena la settima edizione della Enduro dei Gufi, classica di inizio stagione del panorama enduro italiano.
Al via molti dei biker più forti d’Italia per un totale di circa 200 partenti.

enduro dei gufi

Matteo Raimondi prima del via di Pogno.

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Il podio della classifica assoluta di Pogno, con Raimondi al centro, Denny Lupato in seconda posizione e Alex Lupato in terza.

Prima di lasciarvi alle emozioni in gara di Francesco Savona, vi diamo la classifica della gara che ha visto primeggiare anche quest’anno Matteo Raimondi, davanti a Denny e Alex Lupato.

Enduro dei Gufi Pogno 2016 uomini

In campo femminile, invece, la vittoria è andata a Bruna Benedusi davanti a Federica Amelio.
Qui trovate tutte le classifiche complete.
E adesso la parola a Francesco Savona…
SL

POGNO (NO) - Dopo una stagione di fermo, finalmente si torna a mettere la tabella porta numero sul manubrio. L’Enduro dei Gufi, giunto alla settima edizione, è uno di quegli appuntamenti dove mi fa sempre piacere tornare a correre, vuoi perché la considero un po’ la gara “di casa” (Pogno si trova a un’ora scarsa da Milano), vuoi perché è una location che ha fatto la storia dell’Enduro nel Nord Italia. E poi è l’occasione perfetta per testare gambe e mezzo in vista di appuntamenti ben più impegnativi nel corso della stagione.

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Francesco Savona prima del via

E poi, per finire, c’è la novità delle Speciali, davvero belle.
Quest’anno la gara è stata organizzata su tre prove, di cui due praticamente inedite, per un totale di circa 38 km e 1270 metri di dislivello.
La prima Ps, la Rasco, è una vecchia conoscenza: un sentiero veloce, a tratti tortuoso, che si snoda sui versanti boschivi sopra Pogno, con numerosi tratti da rilanciare e due bei dropponi da affrontare con la giusta grinta. Del tutto inedita, invece, la Ps 2 Cacciatori, una speciale corta, ma tecnica e guidata: si sviluppa all’interno del bosco in un susseguirsi di curve strette e canaline, con pendenze piuttosto accentuate nell’ultimo tratto. Infine, c’è la Prerro, già utilizzata nelle precedenti edizioni e completamente ridisegnata per l’occasione: lunga, lunghissima, “picchia” dritta verso il lago d’Orta, alternando tratti pedalati a tratti tecnici, anche questi estremamente guidati, che richiedono continui cambi di posizione sul sellino.

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Il format è all’italiana: dopo il caos dello scorso anno causato dal format alla francese, con lunghe file alle partenze delle Speciali, quest’anno gli organizzatori non hanno voluto correre rischi, con l’ingresso in speciale “scandito” dai tempi imposti dalla propria tabella di marcia.

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La Rocky Mountain Altitude di Francesco Savona

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La forcella X-Fusion Sweep Rl2 con pellicola protettiva Lmp Design

Il sabato passa dando un occhio… al cielo! Nei giorni antecedenti la gara è stato un continuo susseguirsi di perturbazioni che hanno reso le speciali piuttosto insidiose. Alla fine, spunta un timido sole e così il dilemma “gomma da fango sì, gomma da fango no” viene risolto optando per la “tuttofare” Schwalbe Magic Mary all’anteriore, a suo agio sui terreni molli, ma non particolarmente fangosi; per il posteriore opto per il sempre validissimo Maxxis High Roller II per non compromettere la scorrevolezza nei lunghi trasferimenti, gonfiati rispettivamente a 1,8 e 2.5 bar.

Come da rito, il pomeriggio antecedente la gara lo dedico al controllo della mia Rocky Mountain Altitude Rally, controllando che sia tutto in ordine.
Nota tecnica che mi piace sottolineare è la scelta della forcella, una X-Fusion Sweep RL2 (qui il test) che non ha nulla da invidiare, in quanto a scorrevolezza e funzionamento, a concorrenti ben più blasonate… e soprattutto più costose.

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Ci siamo, alle 10.18 parte la mia gara.
Il trasferimento, seppur breve, è subito in piedi, ma per fortuna i tempi non sono tiratissimi e io e i miei compagni di squadra (il Gravity Team, ndr) la prendiamo con calma. Arrivo all’inizio della prima PS con circa quindici minuti di anticipo.
Mangio un boccone, tiro su le ginocchiere e metto la mentoniera al casco.
Sì, avete letto bene. Da quest’anno, nelle gare di Enduro si possono utilizzare i caschi con mentoniera removibile.
Gran bella novità, soprattutto per chi come me utilizzava due caschi in gara, quello da XC per i trasferimenti e l’integrale per le Speciali. Meno peso in salita e più libertà di movimento in discesa: not bad!


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Ok, ci siamo tocca a me.
La tensione sale alle stelle, cerco di stare calmo, ma tant’è… è la prima gara della stagione. Tre, due, uno… via.
Partenza in salita, spingo come posso e poi curva secca a sinistra ancora in salita. Qui pasticcio un po’ con traiettoria e rapporto del cambio, ma alla fine tutto va per il meglio.
Ultimo strappo e via, comincia la parte in discesa. Il terreno, nonostante le piogge dei giorni prima, tiene benissimo (non sarà così anche nelle altre due Speciali… ) e così mi concentro solo sulle traiettorie, in un susseguirsi di curve, cambi di pendenza, rilanci, radici, drop, insomma pura goduria.
Arrivo al traguardo delle fotocellule col sorriso stampato sul volto, sicuro di non avere fatto grossi errori.

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Il secondo trasferimento è forse il più “tirato” della gara (si fa per dire). Bisogna risalire verso Pogno e affrontare nuovamente le dure rampe in salita che, questa volta, portano all’attacco della seconda Speciale, quella inedita. Tre, due, uno… via. Quei diavoli dei Gufi ci hanno confezionato una bella sorpresa: una rampa micidiale posta proprio a poche centinaia di metri dalla partenza. Vabbè, metto il 42 e cerco di salire più rapidamente che posso.

Ancora col fiatone in gola, mi lancio nella parte discesistica della prova, un serpentone in terra “fresca” (per i recenti lavori di sistemazione… ) tra gli alberi, molto stretto e guidato, col terreno reso insidioso dalle piogge dei giorni precedenti. Arrivare lunghi è un attimo, decido di non strafare, anche perché verso la fine c’è una sorta di toboga molto in piedi, dove in prova mi sono steso due volte e vorrei evitare di ripeterlo in gara.
Per fortuna questa volta tutto fila per il verso giusto, attraverso le fotocellule e via verso il CO, in cerca di qualche minuto di relax.

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L’ultimo trasferimento è quello più lungo e impegnativo, anche se i tempi sono tutto sommato “larghi”.
Sulla carta quasi un’ora e mezza per arrivare in cima, dove parte la Prerro, ma di buon passo ce ne metto un’ora e dieci. La stanchezza comincia a farsi sentire e il tempo inizia a fare i “capricci”: pioviggina. Bene!
Le previsioni davano acqua a partire dalle 17, eppure sono appena le 14. Butto giù un gel e mi preparo alla partenza.


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Ci siamo, sù la maschera e via! La Speciale questa volta parte in discesa, ma c’è poco da ridere, il terreno è veramente scivoloso, con la ruota posteriore bramosa di passare quella anteriore, ma tant’è… vietato toccare il freno anteriore e gran derapatoni col posteriore, coi piedi fuori dai pedali a risolvere ogni problema. Anche in questa Ps c’è da menare sui pedali, con un’altra bella rampa da affrontare a tutta.

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Ma le insidie non sono ancora finite: ci sono ancora da superare, nell’ordine, un guado, altra rampa (anche se meno brusca della prima) e una brevissima sezione rocciosa verso la fine, con curva stretta sulla destra da affrontare con la dovuta cautela, pena bagno fuori stagione nel guado sottostante. Passo indenne e via, verso la fine della Ps, stanco, ma divertito come non mai.

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Nonostante il tempo incerto e i trail resi viscidi dalla pioggia, è venuta fuori una bellissima giornata di enduro.
I Gufi per questa 7ª edizione hanno “confezionato” una gara molto bella, fisica e impegnativa, vuoi per i numerosi rilanci nelle Speciali, vuoi per il fondo particolarmente “umido”.

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Peccato per chi non ha creduto fino in fondo alle previsioni del tempo e non si è presentato al via (poco più di 200 i partenti), temendo di trovare i trail sepolti da un mare di fango, come nell’edizione del 2012.
Invece nulla di tutto questo. Un grazie agli organizzatori, davvero impeccabili, con risultati in tempo reale e l’immancabile pasta party finale con gli amici.
Alla prossima…

Qui gli altri racconti dentro la gara di Francesco Savona

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