Ad agosto dello scorso anno ha rischiato di dover appendere la bici al chiodo. Ma nemmeno una frattura al bacino è stata capace di fermare Stefano Chiri, 24 anni, meccanico e rider del noto negozio Bike Store di Roma.
Stefano ancora una volta si è rialzato ed è risalito in sella. Le sue stagioni sono sempre state condizionate (e rovinate) dagli infortuni. Nonostante ciò, Chiri non ha mai smesso di andare forte. Con la Mtb ci andava solo a spasso, fino a diciotto anni. Il suo chiodo fisso era la pallacanestro.
«A frenarmi sul parquet sono state le mie caviglie». E allora le ruote grasse sono diventate un affare serio, da competizione. Prima la Dh (“la prima gara a Vallerotonda, per il Gravity Race, quanta fatica...”), ora l’enduro, dopo un miracoloso recupero e con risultati eccellenti.
Come a Punta Ala, nella seconda Pro del Superenduro di due settimane fa: dodicesimo posto, a pochi secondi dai migliori.
- Stefano, il 2014 è per te l'anno della rinascita.
- Di certo me la sono vista brutta. Dopo spalla, dito e mano, il bacino ad agosto non era quello che ci voleva. Per fortuna non ho avuto problemi a livello articolare. Già a novembre ho ripreso a pedalare e dopo tanti anni di infortuni questa è la stagione giusta per fare tante gare. Enduro, ma anche cross country e single speed. Non avendo sostenuto una preparazione degna di questo nome e non avendo molto tempo a disposizione, uso le gare per allenarmi, una soluzione condivisa con il mio compagno di squadra nonché coach Marco Durastanti. L’obiettivo è quello di non farmi male e di gareggiare.
- Quando e dove ti alleni?
- L’unico ritaglio a mia disposizione è la pausa pranzo, dalle 13 alle 15. E allora vado al Parco della Caffarella, qui a Roma. Negli ultimi due mesi però non mi sono quasi mai allenato, anche a causa del rinnovamento del negozio. Qualche volta di sera faccio i rulli, ma con la stanchezza addosso non è l’ideale.
- Cerchi di rifarti nel fine settimana?
- Sabato e domenica esco sempre, anche se piove o nevica. Pedalo ai Castelli Romani, qualche volta a Tolfa, Cerveteri o Anguillara.
- Il prossimo 8 giugno si corre il campionato italiano enduro a Rocca di Papa, a due passi da casa. Come sono i percorsi?
- Hanno molto flow. Tutto terra e radici. Il fondo è scorrevole, ma i tratti più tecnici sono con rocce. Ci saranno quattro Prove Speciali. Anch’io ho contribuito a sistemare i tracciati.
- Conosci i sentieri a memoria: parteciperai per vincere?
- Mi piacerebbe conquistare la maglia tricolore nella mia categoria (Elite Master, ndr), gli ultimi risultati parlano a mio favore. Ma non è il mio obiettivo. Per quest’anno voglio solo fare più gare possibile.
- E dove ti vedremo?
- Dopo l’italiano, tornerò al Superenduro, sia a Madesimo che a Sauze d’Oulx. Ma farò anche qualche altra gara di cross country.
- Ma l’enduro a che punto è?
- A livello tecnico i top rider non sono ancora al livello della Dh. Ma quelli che stanno avendo la possibilità di essere dei pro’ sono ben messi fisicamente. L’enduro a mio parere è sempre più la via di mezzo tra cross country e downhill perché alterna tratti molto pedalati a ripide picchiate da guidare. Per questo si sta ritagliando il suo spazio e avrà una sua autonomia.
- Parlaci della tua Specialized Enduro Expert 29.
- L’ho scelta proprio perché volevo fare tante gare nonostante la mia ridotta disponibilità di tempo. E’ una bicicletta velocissima e stanca meno di altre, permette di arrivare in fondo alle Speciali un po’ più freschi. E sulle vibrazioni non ha eguali. Punti un ostacolo e va da sola. Certo sui cambi di direzione perde un po' terreno. Per un top rider la misura giusta è il 27,5”, non ho dubbi.
- Come ti trovi con la taratura piuttosto lineare della sospensione posteriore?
- Sto lavorando per raggiungere la taratura ottimale. Ho già aggiunto spessori piuttosto grandi dentro l'ammortizzatore per evitare che arrivasse a pacco.
- Quali sono le regolazioni più richieste dai biker che vengono in negozio?
- Sicuramente una buona parte è occupata dal setting delle sospensioni e delle forcelle. Ma sono in aumento le richieste sul monocorona e sulla dentatura giusta da montare e quelle sui manubri in carbonio, perché smorzano le vibrazioni.
- Qual è l’aspetto più difficile dell'essere meccanico di Mtb?
- Che è difficile star dietro ai clienti. Magari sei impegnato in un lavoro complesso, ad esempio sulle sospensioni, e devi interrompere per dar retta a qualcuno a cui serve una cosa sbrigativa e che non ti deve lasciare la bici.
Stefano Chiri, ragazzo semplice, rider veloce. Molto veloce, nonostante il lavoro impegnativo e i tanti stop imposti dalla sfiga. Le gare lo stanno aiutando a ritrovare la forma. Ma attenzione: per il titolo italiano sui sentieri amici potrebbe essere proprio lui l’outsider di giornata.