I big dell'enduro - Manuel Ducci: sono finalmente un pro'

Giuseppe Scordo
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I big dell'enduro - Manuel Ducci: sono finalmente un pro'

Giuseppe Scordo
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Anno nuovo, vita nuova. Per Manuel Ducci è proprio il caso di dirlo. Le gare sono lontane ancora due mesi, ma il 2014 del sanremese si annuncia ricco di novità. La prima: la possibilità di correre da pro’, grazie al supporto delle aziende, Ibis in testa. La seconda, conseguenza diretta della precedente: una preparazione finalizzata per ben figurare nell’Enduro World Series.
Il rider del Team Life Cycle ha dunque liberato la mente e sovvertito programmi e training, insieme al preparatore Saverio Ottolini, che lo segue da tre anni, e alla fidanzata Valentina Macheda, compagna, manco a dirlo, anche nella Mtb.
Ducci è reduce da una stagione particolare. Ha dovuto pensare alla sopravvivenza del suo team, ha vinto la classifica finale del Superenduro grazie alla costanza dei risultati. Pochi acuti in generale, e anche un infortunio, sul finire di stagione. Il futuro, però, è roseo.

- Manuel, che tipo di preparazione stai svolgendo?
- Sono concentrato su un lavoro basato sul potenziamento che dovrà dare i suoi frutti direttamente nella performance e nella tecnica di guida, sfruttando al meglio la coordinazione del corpo e l’equilibrio.

- Cos’è cambiato rispetto all’anno scorso?
- Tutto. Con Ottolini stiamo facendo l’esatto contrario dello scorso inverno. Mi alleno due volte al giorno, con sedute di due ore e mezza in palestra. E poi tante uscite con la bici di enduro, quattro-cinque volte a settimana, e poche con quella da strada, esclusivamente per i lavori tecnici.

La scorso stagione Manuel Ducci ha utilizzato anche una bici da ciclocross per gli allenamenti su strada.

La scorsa stagione Manuel Ducci ha utilizzato anche una bici da ciclocross per gli allenamenti su strada.

- Da cosa deriva il nuovo approccio?
- Dalla valutazione attenta di ciò che è accaduto nella prima edizione dell’Enduro World Series, con gare strutturate in maniera diversa da quelle italiane. Il nocciolo sta nella tenuta atletica e nella prestazione. All’estero le speciali sono lunghe. E richiedono grande sforzo fisico e concentrazione. Allo stesso tempo, ci sono pochi trasferimenti pedalati, perché si usano molto gli impianti di risalita. Noi italiani invece siamo abituati a gestire un po’ l’evento nel suo insieme, quindi cambia la distribuzione dello sforzo. A Punta Ala, magari riuscivi a salvarti (è arrivato 13°, ndr). Ma in Europa non c’è stato scampo.

- Quali sono stati i principali problemi?
- Dopo nove minuti di speciale andavo in crisi. Le braccia non mi reggevano più. Non avevo più il controllo della bici, perché il corpo si disuniva. Ecco perché ho cambiato preparazione. Quest’anno servirà gestire 50-60 chilometri di gara, resistere, dare tutto in tutte le Ps, spalancare il gas in discesa, non farsi sorprendere. Per ridurre il gap con gli stranieri.

Il brindisi dopo la vittoria a Finale Ligure del titolo Superenduro 2013 insieme alla compagna di vita e di team Valentina Macheda.

Il brindisi dopo la vittoria a Finale Ligure del titolo Superenduro 2013 insieme alla compagna di vita e di team Valentina Macheda.

- Con chi ti stai allenando?
- Da solo o con Valentina. E’ difficile trovare colleghi che abbiano i nostri stessi orari e le stesse nostre disponibilità. Per fortuna, da quest’anno, possiamo dedicarci a tempo pieno all’attività agonistica.

- Cioè?
- La svolta è l’aver ottenuto il supporto delle aziende. L’anno scorso il budget era ristretto. E a metà stagione era quasi finito, tanto è vero che ho dovuto rinunciare alle due gare americane dell'Enduro World Series. Poter fare il professionista è un’altra cosa.

- A parte i sentieri conosciuti, hai in mente sedute lontane da Sanremo?
- Sanremo è un posto ideale per allenarsi, anche dal punto di vista climatico. Non saranno trascurate Finale Ligure e Sestri Levante, oltre a qualche giorno a Punta Ala, a ridosso del debutto stagionale, per cambiare un po’ i tracciati.

Manuel Ducci in azione a Punta Ala lo scorso anno dove giunse 13º assoluto.

Manuel Ducci in azione a Punta Ala lo scorso anno dove giunse 13º assoluto.

- A proposito, hai già definito il programma delle gare?
- Il budget quest’anno consentirà di prendere parte a tutto l’Enduro World Series. Inoltre, le Pro del Superenduro saranno soltanto quattro e non avranno concomitanze con il circuito mondiale. Ciò permette di essere presenti alle tappe di entrambi i campionati. In calendario ci sono anche il Bike Festival di Riva del Garda, la Trans-Provence e la Roc d’Azur. In Cile, per la prima prova dell’Ews, andrò qualche giorno prima, il mercoledì successivo alla gara di Sestri Levante. Sarà utile per ambientarsi, per correre subito una gara locale e capire come funziona l’enduro cileno e le caratteristiche del terreno.

- Parliamo adesso della bici…
- Già l’anno scorso per me c’era stato un cambiamento importante, con il passaggio alla Ibis Ripley 29”. Resto dell’opinione che nelle gare veloci ha una marcia in più, dà dei vantaggi. Oltretutto il feeling è ottimo. Non abbandono però la Hdr da 27,5”. La scelta dipenderà dal tipo di gare e condizioni. Qualche novità ci sarà nell’allestimento, in quanto trasmissione e freni saranno targati Sram e Avid, ma la bici completa sarà pronta a breve.

- Quanto conta aver trovato il sostegno delle aziende?
- E’ la motivazione per fare una grande stagione. Gestisci meglio gli allenamenti, pedali con la mente libera, senza dover rincorrere ogni settimana le risorse per andare avanti.

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Il Manuel Ducci in versione 2014 è un nuovo atleta. Nuovi obiettivi, un nuovo supporto, nuove bici (che vi mostreremo a breve) e nuovo entusiasmo.
Siamo davvero curiosi di vederlo all'opera...

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