Andrea Tiberi nello staff azzurro, non più come atleta della nazionale, ma come collaboratore e assistente del CT Mirko Celestino.
La notizia è stata resa pubblica da tempo, ma il primo vero incarico da responsabile, Tiberi lo ha avuto nei giorni scorsi, quando ha organizzato un mini-ritiro sulla neve di Sauze d'Oulx con alcuni ragazzi del cross country.
Lo abbiamo chiamato al termine di questa prima esperienza nello staff federale, per parlare della nazionale con un occhio al passato ma con lo sguardo rivolto al futuro.
Dalla chiacchierata sono usciti fuori dei dettagli per niente banali...
- Andrea, com'è andato questo primo raduno? E soprattutto, qual era l'obiettivo principale?
- Avevamo ancora un po' di budget a disposizione, perché quest'anno sono saltati alcuni appuntamenti a causa del Covid, quindi abbiamo sfruttato l'occasione. Celestino mi ha proposto di fare un mini ritiro con alcuni ragazzi, allora ho deciso di farli venire qui a casa mia, per sciare insieme e iniziare a fare gruppo, ma anche per far capire ai ragazzi che da ora in poi si lavorerà in modo diverso. Vogliamo dare più supporto ai ragazzi durante tutto l'arco dell'anno e non solo in occasione delle gare.
- Nello specifico cosa avete fatto?
- Il primo giorno abbiamo fatto subito dei test funzionali: test incrementale e curve di potenza. Quest'anno avremo il supporto di un team di diversi preparatori che collaborano con le nazionali, quindi si ha un quadro ancora più preciso della situazione. Il pomeriggio eravamo sugli sci, abbiamo cenato in rifugio e poi siamo scesi di notte.
Il secondo giorno abbiamo iniziato in palestra, facendo delle valutazioni posturali, concentrandosi sull'assetto in sella e sulla ricerca di eventuali scompensi e/o carenze di forza in determinati distretti muscolari. In questo ambito è subentrata una nuova figura nello staff, con cui ho lavorato io negli ultimi anni ed è molto preparata.
Negli ultimi due giorni abbiamo sciato di nuovo, facendo sia fondo che alpinismo, poi abbiamo concluso con una breve riunione per fare il punto della situazione.
- Parliamo di Tiberi come collaboratore della nazionale: com'è nato questo incarico e di cosa ti occuperai nello specifico?
- Sono stato contattato a settembre dai referenti del fuoristrada, che mi hanno proposto di entrare a far parte del gruppo, coinvolgendomi in un progetto di rilancio. Effettivamente, negli ultimi anni Celestino è stato lasciato un po' solo, si occupava di troppe cose e più di così non poteva fare. Prima di accettare l'incarico ho voluto far quadrare un po' di cose anche con il team che seguo (Santa Cruz FSA, ndr), ma dovrei aver trovato la giusta soluzione, quindi ci sono. Principalmente sarò un collaboratore di Mirko Celestino, ma mi occuperò anche del settore giovanile, ossia dei ragazzi fino ai 18 anni.
- In questi ultimi anni, dall'esterno, ti ha convinto il modo di lavorare della nazionale, oppure no? Avresti fatto qualche mossa diversa se fossi stato nell'organico?
- Mirko era da solo ed aveva poco supporto dall'alto. Quindi, pur volendo, di più non poteva fare. Adesso sembra che sia cambiato qualcosa, lo staff al fianco degli atleti è più completo ed organizzato, subentreranno altre figure come il mental coach... Insomma, guardiamo avanti.
- Una piccola parentesi sul 2021: da coach laureato in Scienze Motorie, pensi sia stato giusto fare il ritiro pre-olimpico a Livigno, mentre tutti gli altri non sono andati in altura ma hanno simulato le condizioni di Tokyo?
- A mio avviso l'altura fa sempre bene, probabilmente avrei seguito anch'io lo stesso protocollo. In realtà, il problema di Tokyo è stato un altro: l'acclimatamento. La nazionale aveva programmato di andare in Giappone molto prima, ma non è stato possibile per via delle regole Covid e della situazione particolare. Alla fine, per rischiare il meno possibile, i nostri ragazzi sono arrivati all'ultimo ed hanno corso in condizioni non proprio ideali. Magari c'era da studiare meglio un piano B, ma in questi casi è sempre difficile prendere la giusta decisione. Più che altro mi domando: perché le regole per le altre nazionali sono state diverse? Non riesco a capirlo...
- Torniamo a noi: cosa manca agli elite azzurri per competere costantemente con i più forti? E' una questione di numeri, tecnica, testa...
- Devono migliorare tutti su alcuni aspetti. Sono molto forti sulle componenti principali, sanno guidare, hanno un'ottima condizione fisica... Secondo me peccano sulla performance nella sua completezza.
Vi spiego meglio con un esempio: dai test fatti in questo primo raduno abbiamo trovato a tutti delle carenze o degli sbilanciamenti su alcuni distretti muscolari, questo significa che devono lavorare meglio su dei piccoli aspetti che messi insieme fanno la differenza, cosa che finora non hanno mai fatto, quindi c'è ampio margine di miglioramento. La stagione di Mtb è un po' “bastarda”, devi andare forte tutto l'anno e la gestione delle gare non può essere legata solo alla condizione atletica, devi essere a posto al 100% per poter fare una buona prestazione anche se non hai raggiunto il massimo picco di forma.
- Chi sono i due atleti azzurri più promettenti attualmente? Uomo e donna.
- Per quest'anno il riferimento rimane Luca Braidot, anche lui deve sistemare alcune cose, ma con dei piccoli accorgimenti può diventare più costante. Tra le donne, Greta Seiwald e Martina Berta possono togliersi belle soddisfazioni.
Per il futuro, due ragazzi che possono crescere bene ed hanno la mentalità giusta sono Simone Avondetto e Juri Zanotti. Tra le ragazze dico Giada Specia e Sara Cortinovis: quest'ultima è molto giovane, ma ha dei valori importanti e questo cambio di rotta della nazionale potrà giovarle non poco.
- Braidot, Kerschbaumer e Colledani: tre atleti forti, che però stentano a “decollare”, chi per un motivo chi per un altro. Cosa ne pensi?
- Come dicevo, Luca Braidot lo sto conoscendo meglio e stiamo lavorando proprio per questo. Colledani, secondo me ha un po' di lacune tecniche: non va piano, sia chiaro, ma il livello è talmente alto che non puoi permetterti di perdere niente. Comunque, quest'anno è stato abbastanza costante e la gamba ce l'ha.
Kerschbaumer è molto particolare e imprevedibile, secondo me ha patito un po' il periodo del Covid. Lui ha sempre avuto un approccio soft alla preparazione, si allena a sensazione, con poche tabelle e inizia tardi a correre, sfruttando la primavera per allenarsi bene ed andare forte in estate. Il Covid ha scombinato tutti i suoi piani, poi è entrato in nuovo team, ha cambiato preparatore che lo ha obbligato ad usare il powermeter... Insomma, tanti cambiamenti in un anno importante che non lo hanno fatto rendere al massimo. Vedremo se nel 2022 tornerà ai suoi livelli, noi come staff siamo a disposizione, deciderà lui se sfruttare l'aiuto oppure no. E' giusto sapere che con il livello attuale, ogni anno che passa è sempre più difficile fare la differenza allenandosi solo a sensazione.
- Teocchi, ma anche Seiwald, Berta, Tovo, Specia e tante altre ragazze giovani. Il movimento femminile sembra in crescita, ma quando inizieremo a vedere qualche segnale importante nella massima categoria? E quanto ancora dovremmo fare affidamento su Eva Lechner?
- Credo che in questa stagione ci saranno crescite importanti, ma sarà difficile portare a casa il risultato grosso. Dal 2023, invece, potremmo ottenere qualcosa di buono grazie alle nuove generazioni. Le ragazze forti sono tutte molto giovani, è importante seguirle bene e sbagliare il meno possibile.
- Quali sono i piani della nazionale Mtb per il 2022?
- Con la nazionale maggiore faremo dei ritiri invernali, il primo sarà tra fine gennaio e inizio febbraio, ma anche mini-ritiri più brevi per fare dei check up generali e tenere sotto controllo la situazione: è importante dare massima continuità al rapporto tra nazionale e atleti. Inoltre, ho proposto un lavoro specifico con le ragazze sulla tecnica di guida, coinvolgendo magari lo staff della nazionale Dh, dobbiamo definire bene le cose.
Con gli allievi faremo tre stages divisi per macro-regioni, per dare possibilità a tutti di partecipare, inoltre vorrei fare una sorta di corso agli istruttori e ai direttori sportivi che seguono i team degli allievi, per dare loro delle indicazioni ed essere sicuri di lavorare tutti sulla stessa linea.
Con gli junior faremo un lavoro soprattutto tecnico, quella è l'età in cui bisogna imparare tutto, perché i circuiti sono glo stessi degli elite e devono saper guidare ovunque. Non è accettabile che un ragazzo abbia problemi ad affrontare un salto o un rock garden...
- Insomma, di lavoro ce n'è...
- Sì, c'è tanto da lavorare, ma gli obiettivi sono stimolanti e le basi ci sono. Sono fiducioso!
Qui una diretta YouTube che abbiamo fatto un po' di tempo fa con Andrea Tiberi:
Qui sotto un approfondimento sulla palestra per il biker:
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Sull'autore
Daniele Concordia
Mi piacciono il cross country e le marathon, specialità per le quali ho un'esperienza decennale. Ho avuto un passato agonistico sin da giovanissimo, ho una laurea in scienze motorie e altri trascorsi professionali nell’ambito editoriale della bici.