Qualche giorno fa in redazione è arrivata un’email con la quale un lettore, Walter Bufalini, biker marchigiano, ci raccontava di una contrapposizione sorta tra i biker della sua regione e l’Ente Parco dei Monti Sibillini: a destare preoccupazione e a scatenare le proteste sono state le misure di conservazione dei siti Natura 2000 pubblicate lo scorso aprile sul sito del Parco, secondo cui la zona A, quella sopra i 1800 metri, potrebbe essere preclusa o quantomeno fortemente limitata alle biciclette.
Ecco cosa ci scrive il nostro lettore:
«Nel mese di aprile ho appreso dalla stampa della volontà da parte dell'ente di vietare di fatto il transito alle Mtb nella zona di tutela denominata "zona A" e di consentirne il transito solo su strade aventi una larghezza minima pari a 2 metri. Questo comporterebbe l'impossibilità di transito sui diversi passi che collegano la parte marchigiana a quella umbra del parco, oltre ad impedirne la fruizione ad anello di eventuali percorsi che prevedano il passaggio oltre i 1.800 metri di quota limitando la fruizione a pochi itinerari. Oltre al divieto per le Mtb "standard" viene vietato, fuori dalle suddette strade di minimo 2 metri, su tutte le zone del parco (zone A,B,C e D), l'utilizzo delle e-bike, che vengono equiparate a tutti gli effetti a delle moto da enduro.
Come prevedibile tale notizia ha scatenato una serie di proteste, non solo da parte dei biker, ma anche da parte di amministratori locali e altre associazioni quali ad esempio il CAI.
Gli amministratori del Parco, viste le molteplici critiche che gli sono giunte, hanno rilasciato delle dichiarazioni per sostenere la bontà di tali divieti.»
Ma, secondo il nostro lettore, il Parco per punire quei biker maleducati e poco rispettosi dell'ambiente che si comportano in maniera scorretta, colpisce indiscriminatamente tutti i biker vietando a tutti il transito sui sentieri ricadenti nella zona A.
Inoltre, il lettore lamenta una volontà da parte dell’Ente di voler procedere unilateralmente senza un vero confronto e senza un iter istruttorio capace di individuare le peculiarità e le criticità del territorio e darne una risposta mirata: «Se è vero e condivisibile che per andare in Mtb su aree protette e delicate vi debbano inevitabilmente essere delle regole e all'occorrenza dei divieti, non è accettabile che ciò accada unilateralmente da parte di un'ente.» così conclude la sua mail il lettore molto preoccupato.
Ci siamo quindi incuriositi e abbiamo fatto qualche ricerca e poi deciso di interpellare direttamente il Parco dei Monti Sibillini per conoscere le loro argomentazioni.
Innanzi tutto, ecco il documento da cui nasce l’intera questione:
Misure di conservazione generali e regolamentari
La norma che riguarda le Mtb è quella prevista dall’art. 4 comma 6 secondo cui: “L'accesso e la circolazione con biciclette o qualsiasi altro mezzo con ruote non a motore è consentito esclusivamente nelle zone B,C e D del piano per il Parco lungo le strade, le piste e i sentieri esistenti e, in zona A, esclusivamente lungo le strade con carreggiata di ampiezza uguale o superiore a 2 metri. La circolazione di mezzi di trasporto con motore elettrico o a pedalata assistita è consentito in tutto il territorio del Parco esclusivamente lungo le suddette strade.”
In altri termini la norma, se così approvata, consentirebbe di accedere alla Zona A di riserva integrale del Parco, solo utilizzando strade e piste forestali con carreggiata di ampiezza uguale o superiore a 2 metri.
Precisiamo, per correttezza d’informazione, che il documento non è ancora vigente perché, nel rispetto della procedura prevista dalla Regione Marche, fino al 23 maggio è in atto una fase di consultazione durante la quale tutti i portatori di interesse potranno presentare osservazioni e proposte. Solo a conclusione della fase di consultazione, valutate le osservazioni raccolte, si avrà l’approvazione definitiva delle misure e quindi l’effettiva entrata in vigore.
Sulla questione sollevata dalle associazioni di Mtb il Parco dei Sibillini ci tiene a precisare, innanzi tutto, che le biciclette sono le benvenute all'interno dell'area protetta e non a caso il Parco ha realizzato una rete di percorsi specifici per 443 km complessivi.
Venendo alle misure di conservazione oggetto della diatriba, queste sono adottate in attuazione della Direttiva Comunitaria Habitat e, oltre alla fase di consultazione prevista per legge, il Parco ha ampliato il processo partecipativo, programmando diversi incontri con amministratori locali e portatori di interesse, prima della scadenza del deposito delle osservazioni.
In particolare, riguardo alla limitazione per le Mtb nella zona A, questa interessa prevalentemente la zona sommitale dell’area protetta in cui si ha una fragilità ambientale molto elevata con specie animali e vegetali di interesse comunitario e prioritario. Ad esempio, secondo alcuni studi scientifici e pareri tecnici, il camoscio appenninico sarebbe disturbato dalle attività in Mtb.
Inoltre, fanno sapere ancora dal Parco: «Va sottolineato che le misure si fondano anche sul principio di precauzione secondo il quale vanno adottate misure preventive anche qualora si individui un potenziale rischio.
La frequentazione con Mtb in luoghi estremi dell'area protetta (Lago di Pilato, creste sommitali, ecc...), molto scarsa fino a pochi anni fa, è in rapida crescita, con conseguente aumento dei potenziali rischi. In questi luoghi estremi, inoltre, le attività di sorveglianza sono più difficoltose ed esiste un problema di violazione di norme già esistenti; molte foto e video pubblicati su internet mostrano infatti una fruizione incontrollata, con biker che transitano fuori dai sentieri o scendono velocemente lungo ripidi pendii o ghiaioni. Le misure adottate risultano quindi necessarie per arginare questo fenomeno e sono coerenti, e in diversi casi meno restrittive, rispetto alle regole vigenti o in fase di approvazione in altre aree protette d'Italia.»
Anche IMBA (International Mountain Bicycling Association) aveva in un primo momento lanciato una petizione pubblica contro le norme in corso di adozione da parte del Parco dei Monti Sibillini, petizione che ora è stata sospesa in attesa dell’esito dei confronti tra Ente Parco e associazioni.
Il timore di IMBA Italia - si legge in una nota - è che per proteggere gli ambienti delicati l’unica via sia quella di vietarne la fruizione. Naturalmente IMBA deplora gli atteggiamenti scorretti dei biker ma è anche vero che non si possono basare le norme sui comportamenti di pochi che non rappresentano la totalità dei ciclisti. In più, IMBA avanza forti dubbi sulla distinzione di restrizioni fra Mtb e E-bike dal momento che l’impatto sul suolo non dovrebbe essere diverso.
IMBA sostiene, in conclusione, sulla base dell’esperienza internazionale, che “limitare il transito a percorsi di larghezza superiore a 2 metri sia fallimentare perché accentua i conflitti tra i diversi tipi di fruitori (ad esempio biker ed escursionisti, ndr) e che il sentiero sia il percorso migliore perché si procede più piano, in fila indiana ed è più facile da gestire e mantenere.”
Il dibattito è ancora aperto, e su quest’ultimo punto il Parco dichiara di essere disponibile a rivedere la “regola dei cosiddetti 2 metri” e che molto probabilmente questa sarà una delle osservazioni accolte.
Vi aggiorneremo sulla vicenda, intanto fateci sapere le vostre opinioni.
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Sull'autore
Veronica Micozzi
Mi piace leggere, scrivere, ascoltare. Mi piacciono le storie. Mi piace lo sport. Mi piacciono le novità. E riconosco la sana follia che anima i seguaci della bici. Credo di aver capito perché vi (ci) piace tanto la Mtb, al di là della tecnica, delle capacità, dell’agonismo: è per quella libertà, o illusione, di poter andare ovunque, di poter raggiungere qualsiasi vetta, di poter superare i propri limiti che solo le due ruote sanno regalarti…