Specialized Turbo Levo dopo 5 anni: com’è andata?

Simone Lanciotti
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Come sta una Specialized Turbo Levo dopo 5 anni di utilizzo intenso?
Quanti inconvenienti e rotture si sono verificate?
Quali componenti sono stati sostituiti e perché?
E come se la cava, oggi, al cospetto di e-Mtb più moderne ed evolute (almeno sulla carta)?

Innanzitutto ve la ri-presento: lei è una Specialized S-Works Turbo Levo Carbon G2, model year 2019.
L’avrete vista già decine di volte nel corso, appunto, degli ultimi 5 anni su MtbCult.it
E’ la mia.
L’ho acquistata da Specialized Italia dopo aver avuto l’occasione di provarla in gara alla tappa di Varazze dell’E-Enduro ad ottobre 2018.
E sì: sono passati 5 anni e sembrano un’eternità.
Eppure…

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Il primo setup, prima della ricognizione delle Speciali



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Poco prima del via. Qui il racconto di quell'esperienza

Vi dicevo: l’ho acquistata, come le altre bici che posseggo.

Ci tengo che siano le mie e che non debba rispedirle finito il test.

Specialized Turbo Levo dopo 5 anni: i numeri

Secondo i dati di Strava questa bici è in mio possesso dall’8 ottobre 2018 e l’app Mission Control dice che ad oggi ho 2023 Km all’attivo.
Ma l’app non sa che nel 2021 ho sostituito il motore (come leggerete più avanti) e quello precedente aveva molti più Km sulle spalle, circa 3500 Km.
Quindi, in totale sono circa 5500 Km.

Sul fronte batteria, invece, l’app Mission Control (foto in alto) dichiara 67 cicli di ricarica e uno stato di salute ancora ottimale (100%).
A suo dire...

Specialized Turbo Levo dopo 5 anni: le rotture

E veniamo alle noti dolenti, ovvero i componenti che hanno richiesto interventi in officina.
A livello di motore e componenti elettronici è successo questo:

  • Aprile 2021: guasto del cavo di connessione batteria-motore.

Porto la bici da un rivenditore Specialized (Fleming Bike Shop a Roma) e, in garanzia, dopo aver effettuato la diagnosi, mi sostituiscono il suddetto cavo e il display TCU.
Inoltre, sebbene il motore funzionasse ancora senza problemi, suggeriscono di sostituirlo (sempre in garanzia) visto che c’era stato un richiamo sulla cinghia interna.
Inoltre, aggiungono anche una protezione per il telaio nella zona del pivot principale, quello vicino al movimento centrale, dato che sulle primissime Levo G2 non era stato montato di serie.
Costo: zero euro
Tempo di attesa: 2 settimane (ma eravamo in pieno boom bici post-lockdown, ricordate?)

Specialized Turbo Levo dopo 5 anni
  • Novembre 2021: il sensore di velocità (foto in alto) non funziona più e per pura fortuna riesco a tornare a casa con l’ausilio del motore. Decido di sostituirlo, dopo un consulto tecnico con il negozio Pro-M, acquistandone uno nuovo.
    Costo: 24€
    Tempo di attesa: il tempo della spedizione

Il resto, dalla batteria al comando remoto sul manubrio, è tutto ancora di serie.

Specialized Turbo Levo dopo 5 anni: l’usura

Usura, ma anche graffi, abrasioni e scalfitture.
Insomma, tutto quello che in 5 anni di utilizzo (talvolta estremo) può capitare.
Non posso proprio dire che questa e-Mtb non dimostri l’età che ha e probabilmente l’unico particolare degno di menzione è la crepa superficiale sul giunto Horst sinistro. 
Che però è lì, sotto controllo, da oltre 3 anni.

Specialized Turbo Levo dopo 5 anni

Il resto, è normale amministrazione per una e-Mtb di questa tipologia.
E’ chiaro che non è la e-Mtb che utilizzo tutte le volte che esco in bici, perché mi capita più spesso di usarne delle altre, ma è comunque una bici che dice ancora la sua.

Specialized Turbo Levo dopo 5 anni: gli upgrade

Beh, se ci seguite su MtbCult e sul nostro canale YouTube vi sarete accorti che su questa Turbo Levo ho montato una gran quantità di componenti per test.
E il processo di upgrade non si ferma certo qui.
Di fatto posso dirvi che rispetto all’allestimento originale sono rimasti solo attacco manubrio Deity, manubrio Specialized S-Works da 31,8 mm di diametro e… e basta.
Il resto è stato tutto cambiato e in alcuni casi anche più volte.
Lo stato di “evoluzione” nel quale si trova ora questa Levo, per me, è ancora molto valido.

E lo dico alla luce delle numerose e-Mtb che provo.

Specialized Turbo Levo dopo 5 anni
Quando provai per la prima volta la Turbo Levo G3 (a destra) rimasi colpito da quanto fosse più propensa alla guida in discesa e precisa nella guida in generale. Così decisi di iniziare a "pompare" i muscoli alla mia Turbo Levo, iniziando proprio dalla forcella. Nella foto la RockShox Domain, discreta, ma la sorella maggiore Zeb in versione Ultimate (foto in basso) è di un altro livello...
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Rispetto alla Turbo Levo attuale, la G3 per capirci, la “vecchia G2” con queste modifiche è ancora competitiva, grazie a sospensioni più massicce e moderne (RockShox Zeb da 160 mm e SuperDeluxe Ultimate), freni molto validi (Formula Cura 4 con dischi BCA da 203 mm), ruote con cerchio in carbonio con canale da 35 mm (9Wave Flex 35E) e gomme per uso gravity (Specialized Butcher ed Eliminator Grid Gravity T7-T9).

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La trasmissione, alla fine, l’ho cambiata, passando dal celebrato Sram XX1 a 11v (che fece discutere quando, al debutto della Turbo Levo G2, lo si trovò montato sulla S-Works) al più recente Sram X01 Eagle AXS.
Da 11 a 12 velocità la differenza c’è, soprattutto per il passaggio da una cassetta 10-42 a una 10-52.

Specialized Turbo Levo dopo 5 anni

Tutto questo ha reso la “vecchia” Turbo Levo G2 una e-Mtb ancora molto competitiva anche al cospetto della nuova G3, rispetto alla quale è più leggera (se consideriamo gli allestimenti di serie di entrambe) e, a mio avviso, un po’ più facile in mani meno esperte.
Tutto questo mi porta ad un paio di conclusioni.

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Beh, questa è la attuale Specialized S-Works Turbo Levo. Le differenze ci sono e si avvertono soprattutto in sella. Il peso di questo modello è molto vicino a quello della mia Turbo Levo G2 dopo tutta la "cura ricostituente".

Quando uscì, fu una pietra miliare

Se torniamo un attimo al 18 settembre 2018, ossia alla data di presentazione della Turbo Levo G2, lo status quo delle e-Mtb di allora era più o meno questo:

  • - batteria da 500 Wh non sempre integrata
  • - ruote 27,5” Plus o 27,5”
  • - pesi medi di 22 Kg (modelli di punta con telaio in carbonio)
  • - geometrie non sempre ispirate alla Mtb
  • - app di gestione ancora poco evolute
  • - scarsa connettività Ant+
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Novembre 2017: il test della BMC Trailfox Amp LTD, ovvero un esempio degli standard delle e-Mtb di allora, sebbene questa fosse una delle poche ad avere la batteria Shimano da 500 Wh integrata nel tubo obliquo. Qui il test.

Lei si presentò con queste specifiche:

  • - batteria da 700 Wh integrata ed estraibile
  • - ruote da 29”
  • - peso di circa 20 Kg
  • - geometria da Mtb
  • - indicatore di carica sul tubo superiore
  • - app Mission Control ancora più raffinata
  • - connettività Ant+ e bluetooth
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La S-Works Turbo Levo Carbon, model year 2019: al momento del lancio aveva un prezzo di 10999€

Tutto ciò creò un netto divario fra lei e il resto, sebbene il resto, nel corso di questi 5 anni, non sia proprio rimasto a guardare.
Il risultato, però, è che le caratteristiche tecniche che 5 anni fa fecero spiccare la Turbo Levo G2 ancora oggi sono molto competitive.
Come la batteria da 700 Wh.
Le ruote da 29” (sebbene sia sempre più popolare il mix 29-27,5”)
Una geometria ispirata alla Mtb.
App sempre più raffinate (ma la Mission Control ha fatto scuola).
E’ facile, quindi, con questa dotazione essere ancora attuali a distanza di 5 anni.

Ma forse 5 anni non sono poi così tanti come sembrano: il settore delle e-Mtb è costantemente in sviluppo, ma nel frattempo sono arrivate anche le e-Mtb light, introducendo nuovi concetti e nuovi modi di intendere la Mtb e la e-Mtb.
E proprio le “light” hanno visto un’evoluzione molto forte negli ultimi anni e questo ha spostato l'attenzione dei brand (non tutti a dire il vero) dalle "full power" alle "light".

E le altre e-Mtb?

Oggi, la dotazione tecnica di una Turbo Levo G2 è definibile come “dotazione standard”, seppure con moltissime varianti ed eccezioni.
Ad oggi, nella mia personale graduatoria sulle drive unit "full power", in testa non c’è più il sistema Turbo di Specialized, scalzato dal Bosch SmartSystem.
Al terzo posto l’EP801 di Shimano.
Subito dietro, nell'ordine, il Powerplay di Rocky Mountain, lo Yamaha di Giant e l’Edge di Oli.
Poi tutto il resto.

Una e-Mtb valida, però, non la fa solo la drive unit, ma un insieme di caratteristiche e specifiche tali da rendere piacevole e facile l’uso.

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La Olympia Hammer, qui il test
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La Mondraker Crafty XR Carbon, qui il test
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La Yeti 160E, qui il test
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La Orbea Wild, qui il test

E proprio sulle e-Mtb il concetto di “facilità d’uso” è stato cruciale sin dall’inizio, salvo che a riuscire nell’intento sono stati in pochi.
Se 5 anni fa la e-Mtb era un segmento in fortissima espansione e, quindi, aveva necessità di intercettare le esigenze di biker esperti e meno esperti, oggi questo segmento continua a tirare, sì, ma ha dentro utenti più esperti di 5 anni fa.

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I componenti del sistema Sram Eagle Powertrain, qui i dettagli

Senza dimenticare che in questi 5 anni c’è stato di mezzo il Covid e il boom della bici.
Un boom che, ad esempio, ha suggerito a Shimano prima e a Sram poi di proporre il cambio automatico pensando proprio a chi di bici non ne sa nulla, ma ne è fortemente intrigato.

Il tema della facilità d’uso, però, se guardate bene, ha iniziato ad avere presa con la Mtb da enduro, ha coinvolto poi le e-Mtb e ha interessato infine anche le Mtb da Xc.
Una bici diventa più facile da guidare quando è “longer, lower and slacker”, cioè più lunga, più bassa e più aperta di sterzo.

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La GasGas MXC, qui le specifiche

A questo però le e-Mtb hanno dovuto aggiungere delle correzioni: "longer, lower and steeper” riferendosi alla quasi verticalità del tubo piantone abbinata ad angoli di sterzo sempre comunque aperti.

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Mi sto dilungando e quando esposto fino ad ora mi ha fatto venire in mente uno spunto per un altro articolo, di cui leggerete più avanti.
Per ora vi saluto, vi ringrazio di aver letto fin qui questo articolo e vi do appuntamento sui sentieri.
Ovvero dove è nato questo e praticamente tutti gli altri articoli di MtbCult.it

Qui tutti i nostri articoli e video sulle e-Mtb e non dimenticate le nostre storie, in particolare quelle ispirate ad uscite in sella (più o meno epiche).

PS: beh, forse anche questa non la vendo...

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Sull'autore
Simone Lanciotti

Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.

Commenti su: Specialized Turbo Levo dopo 5 anni: com’è andata?
  1. E' sempre un piacere leggere gli articoli della tua rivista.
    Questo in particolare tocca un tema che mi incuriosisce molto ed avrei piacere di una tua opinione.
    Mi piacerebbe in particolare che confrontassi la tua Turbo Levo con una light ebike attuale, so che può sembrare un confronto strampalato, ma se analizziamo i pesi (magari anche mettendo una batteria da 500 al posto di quella da 700) e riducendo l'assistenza in maniera adeguate a naso mi fa pensare che la turbo levo gen2 in carbonio non sia tanto difforme da una light ebike, si potrebbe avere, al contrario, il meglio dei due mondi.
    Certo per i produttori è più redditizio vendere due bici ma per l'utente finale averne una che copre il campo d'uso di due non sarebbe così male.
    Cosa ne pensi?
    grazie

      1. Grazie Simone, da semplice appassionato non ho la possibilità di poter provare tutti i motori e tutte le ebike, solo qualcuna e magari su percorsi diversi dove non posso fare i giusti raffronti. I tuoi articoli pertanto sono davvero utili.
        Aspetto con interesse i prossimi!

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