I dischi BCA per Mtb sono di un altro pianeta.
E basterebbe dire questo per chiudere il discorso su come vanno e come sono fatti questi dischi.
Ma siccome il diavolo è nei dettagli e siccome mi piace spiegare la sostanza dietro le cose (e le parole), entriamo, appunto, nei dettagli, iniziando dalla parte più interessante del discorso, ovvero: come vanno i dischi BCA per Mtb?
LE PRESTAZIONI
Premessa doverosa: appena ricevuto i due dischi BCA da 203 mm da Pro-M di Milano ho provveduto a spurgare l’impianto freno Formula Cura 4 e a montare pasticche metalliche Formula nuove.
Così ho resettato il sistema.
Questa è una procedura che vi consiglio di seguire ogni volta che sostituite i dischi.
Prendo la bici, parto e vado.
Prima frenata: esagerata!
Era ancora aprile e il fondo bagnato non mi diede subito quella sensazione di confidenza che ricordavo dai Cura 4 con dischi originali (comunque di buona fattura).
All’improvviso i freni sulla Turbo Levo che ho usato per questo test erano diventati potentissimi: bastava sfiorare la leva per avere tanta potenza frenante.
L’attrito che la superficie frenante del disco BCA crea con le pasticche metalliche è grandioso, ma, almeno all’inizio, non è stato facile da gestire.
Tutto il sistema era nuovo e, infatti, già alla seconda uscita le sensazioni erano cambiate e tornò la modulabilità tanto attesa, ossia quella che caratterizza i Formula Cura 4.
Salvo che bastava strizzare un po’ di più la leva del freno anteriore per avere tanta potenza.
E questo effetto, ancora oggi a distanza di svariate uscite, è ancora oggi presente.
I limiti di potenza non sono più nel freno stesso, ma nel grip della ruota anteriore e nella perizia di chi guida.
Tanta roba davvero, anzi, qualcosa di mai sperimentato su una Mtb.
Al punto che dopo qualche settimana ho pensato che forse un disco da 180 mm di diametro, anziché 203, potesse andare meglio per le mie necessità.
Ma poi è arrivata l’estate e con essa le lunghe discese su single track in montagna e temperature esterne (e sui dischi) ben superiori.
Il fattore termico, lo sappiamo, mette in crisi tutti i sistemi frenanti e anche il mix Cura 4-dischi BCA ne ha risentito, ma molto meno.
Per dare un’idea, nelle medesime condizioni in cui tutti i freni da me provati arrivavano al limite con questo mix non ero ancora al limite.
Perché di potenza frenante ce n’era ancora tanta, come se le alte temperature non gli dessero fastidio più di tanto.
E sto parlando di discese di 15-20 minuti, con tornanti in sequenza, ripide e un fondo che mixa tratti flow (cioè veloci) a tratti tecnici (cioè molto meno veloci).
Risultato?
Scordatevi le prestazioni degli altri sistemi frenanti e torniamo alla frase con cui ho iniziato questo articolo: i dischi BCA per Mtb sono di un altro pianeta.
COME SONO FATTI
Per arrivare a prestazioni del genere questi dischi ricevono attenzioni fuori dal comune per il settore Mtb in fase produttiva.
Per entrare nei dettagli ho chiesto direttamente a chi li produce, ossia a Cesare Andrea Brioschi, titolare di BCA, che non una dovizia di particolari iper tecnici mi ha spiegato quanto segue.
Prima ancora, però, vi segnalo che BCA opera da oltre 20 anni nel settore dei freni per moto come fornitore di primo montaggio per marchi come Fantic, Bimota e tanti altri.
Iniziamo con lo spider (il cui disegno è specifico per ogni diametro), realizzato in Ergal, con un’anodizzazione particolare per ottenere la finitura che vedete nelle foto.
La sua struttura è pensata per conferire rigidità e stabilità alla pista frenante.
La costruzione del disco è di tipo non flottante (contrariamente a quanto scritto al momento della pubblicazione dell'articolo, NDR) e la pista frenante in acciaio AISI 420 da 2,15 mm di spessore è il vero pezzo forte.
Il trattamento che subisce a livello termico serve a rendere al meglio compatibile questo acciaio con le pasticche freno più comunemente usate in campo Mtb.
La pista frenante riceve poi delle fresature speciali che agevolano il raffreddamento nella parte superiore e le alette superiori che non vanno a contatto con la pasticca servono per raffreddare il disco.
Il taglio dei solchi che vediamo sul disco è realizzato al laser e le lavorazioni meccaniche successive sono suddivise per ogni faccia del disco.
Questo aumenta i tempi di produzione e di conseguenza i costi.
Tutte queste accortezze servono a ottimizzare l’usura della pasticca che, come confermato dal nostro test, non è così elevata come ci si aspetterebbe, perché la superficie frenante riesce a tenere “pulita” la patina superficiale della pasticca.
Il disegno ondulato, infatti, permette al materiale d’attrito della pasticca di essere “ripulito” mentre il freno è in funzione e i solchi sulla pista frenante svolgono lo stesso ruolo ma con modalità ed un’efficienza molto differenti rispetto ad altri dischi.
E questo è un fatto cruciale per il funzionamento ottimale di qualunque freno.
Più è bassa la temperatura e più a lungo il freno riesce ad essere efficiente.
Più è bassa la temperatura e più è basso il rischio di vetrificazione delle pasticche, cioè quel fenomeno che riduce in modo drastico (e a volte drammatico) la potenza frenante.
PESO E PREZZO
Il singolo disco (senza viti) da 203 mm pesa 173 gr e ha un prezzo di 99,99€ (viti incluse).
Ad aprile, quando ho iniziato il test, sarebbe stato un prezzo altissimo, ma oggi, con i 65€ dei nuovi dischi Sram HS2 di pari dimensione e le prestazioni che ha messo in luce, è diventato un prezzo un po’ meno irragionevole.
IN CONCLUSIONE…
In termini di prestazioni e qualità generale i dischi BCA per Mtb sono di un altro livello.
Prestazioni, leggerezza e qualità costruttiva sono da riferimento.
Costano tanto, di più di tutti quelli della concorrenza, è vero, ma se cercate il disco definitivo per la vostra Mtb, sappiate che potrebbe essere proprio questo.
Per altri articoli e test sugli impianti frenanti per Mtb vi invitiamo sul nostro archivio.
Per altre domande o commenti sui dischi BCA per Mtb vi invitiamo su questo post nella nostra pagina Facebook
Per informazioni Pro-Mstore.com
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.