La Thrill Hill è la bici cha permetterà a Rose di fare un salto in avanti in termini di qualità.
Se la guardi da vicino ti accorgi che degli spigoli e dei rigori della gamma Rose tradizionale è rimasto ben poco.
Merito delle rotondità del carbonio, ma anche di una geometria decisamente più intrigante anche solo da un punto di vista estetico.
Una bici ben fatta, a un occhio esperto, è facilmente riconoscibile e la Thrill Hill di Rose, anche per questo motivo, è un passo in avanti.
Nessuna soluzione in controtendenza, nessun volo pindarico, ma solo tanta solidità e concretezza.
La Thrill Hill rappresenta l’ingresso definitivo di Rose nel settore delle tanto acclamate 27,5” da Xc (e anche qualcosa di più).
Vediamo come si è comportata nel nostro test.
Iniziamo dalle prestazioni…
Per una volta passiamo subito al dunque.
Saliamo in sella, facciamo le regolazioni del caso che, per il sottoscritto, significano montare un attacco da 50 mm in luogo di quello da 80 di serie, un pregevole Ritchey Wcs Trail.
Adesso la posizione è quella corretta.
Il manubrio, un Ritchey Wcs 2X Trail da 720 mm, dà una sensazione di controllo ottimale. Le manopole le conosciamo già: sono le Ergon Ga1 Evo studiate per un uso offroad anche impegnativo.
Il dislivello sella-manubrio sulla Thrill Hill è piuttosto marcato, ma da una bici da Xc te lo aspetti. Tutto è pensato per proiettarti in avanti.
I comandi sul manubrio
Con lo Sram XX1 sparisce il deragliatore (anche se la Thrill Hill prevede un attacco Directmount per il deragliatore) e sul manubrio troviamo due comandi remoti, uno per la forcella e uno per il Ctd dell’ammortizzatore Fox Float.
A sinistra quello per la forcella (il nuovo X-Loc meccanico) e a destra quello per l’ammortizzatore.
Tutto è sotto controllo.
La forcella permette di regolare, tramite il FloodGate, la fermezza del lock-out, mentre il comando remoto dell’ammortizzatore, grazie al registro sul cavo, dà la possibilità di variare la durezza in compressione dell’ammortizzatore.
In pratica si può decidere quanto rigido deve essere l’ammortizzatore, ma questa regolazione influisce su tutte e tre le posizioni del Ctd.
La spinta sui pedali
Guardare verso il basso e trovare una sola corona dà la solita piacevole sensazione di efficienza e semplicità.
Ogni spinta sui pedali si traduce immediatamente in velocità, dato che la Thrill Hill 3 è la più leggera della gamma, con 10,25 Kg (compresi i pedali Shimano Deore Xt Trail).
La corona da 38 denti sulle prime spaventa, ma diventa impegnativa solo sulle salite più lunghe.
La Thrill Hill è una bici da Xc e quindi da salite brevi e anche impegnative: diventa un piacere spingere sui pedali e vedere che la velocità sale.
A patto di avere le gambe…
Una sospensione semplice ma raffinata
Da un punto di vista cinematico, la sospensione posteriore della Thrill Hill è molto semplice e può essere definita come una monopivot indiretta.
Non ci sono snodi sul carro, i foderi alti hanno una sezione molto schiacciata (e questo avvantaggia la rigidità torsionale), quelli bassi sono più che oversize e il comportamento dell’ammortizzatore è davvero ben calibrato.
Non è facile trovare sospensioni posteriori con un tuning indovinato dell’ammortizzatore, ma sulla Thrill Hill hanno fatto un ottimo lavoro.
Le raffinatezze però non finiscono qui, anzi: il carro ha una struttura interamente in fibra di carbonio monoscocca, compreso l’attacco Postmount per la pinza posteriore (integrata nel carro) e il link dell’ammortizzatore.
Per Rose, nota per i suoi in telai in lega leggera, la Thrill Hill rappresenta un’esecuzione degna di nota.
Sullo sterrato
L’angolo di sterzo da 69 gradi si fa sentire: la bici è reattiva, nervosa, ma al contempo è ancora abbastanza stabile e facile da guidare. Per un travel anteriore di 100 mm è la misura più indicata, anche perché, volendo, permette di ospitare forcelle un po’ più grandi (in termini di escursione).
Il lavoro svolto dalla sospensione posteriore è notevole: i 115 mm di travel sono tanti, ma vengono chiamati all’appello sono quando servono e non danno mai l’impressione di essere troppi e/o ingestibili.
Il feeling rimane quello di una bici da Xc, ma attenzione: la taratura dell’ammortizzatore non è estrema, ma anzi orientata, volendo, verso un uso meno agonistico.
Diciamo Marathon Trail, per capirci.
Assorbe bene le asperità più piccole, mantiene un comportamento progressivo, ma permettere di sfruttare bene tutti i mm a disposizione.
Il controllo remoto del Ctd, poi, aggiunge una personalizzazione in più: come detto, è possibile decidere, anche mentre si pedala, quanto fermo deve essere l’ammortizzatore, avvantaggiando talvolta il comportamento in salita e talvolta quello in discesa.
Davvero un bel lavoro e alla portata di tutti.
Certo, alzandosi sui pedali, l’ammortizzatore si comprime al ritmo della spinta dei pedali e fa capire subito che per andare forte è meglio restare seduti. L’alternativa è ridurre il Sag, cioè aumentare la pressione, per trasformare questa bici in una macchina da gara.
In discesa
Si sente la forcella da “soli” 100 mm, perché impone al biker una posizione molto caricata sull’anteriore. Come si conviene a un mezzo da Xc.
Durante il test abbiamo rispettato le pressioni suggerite da Rock Shox e il comportamento della bici è rimasto piuttosto neutrale in discesa, ma si è avvertita la durezza di risposta della Sid Rlt da 100 mm.
Una risposta tipicamente Xc.
Sul carro invece occorre fare qualche precisazione: la posizione Descend del Ctd abbassa un po’ il movimento centrale e facilita le cose in discesa, ma si sente il comportamento tipico delle sospensioni monopivot, cioè una certa bruschezza nelle sollecitazioni più marcate e una certa pigrizia ad assorbire gli impatti se si sta usando il freno posteriore.
Sono aspetti legati al disegno della sospensione.
L’ammortizzatore Fox, però, si è dimostrato davvero a punto e capace di sopperire in parte ai limiti di una monopivot e, anzi, ci ha fatto venire in mente una domanda.
E se aumentassimo il travel della forcella?
Che cosa succederebbe se si portasse il travel della forcella da 100 a 110 o a 120 mm?
La geometria risponderebbe ancora bene, ma a quel punto, fidatevi, vi potrebbe essere molto utile un reggisella telescopico e gomme un po’ più artigliate e larghe (che non faticherebbero a trovare posto su questa bici).
La Thrill Hill cambierebbe volto, è vero, ma, a nostro avviso, è uno dei volti possibili di questa bici.
E’ un caso che Rose la venda con due dischi da 180 mm?
Una garanzia di 10 anni
Quanto costa la Thrill Hill 3? Poco, ovviamente se si considerano l’allestimento e le prestazioni: 4099,81€ a cui si devono aggiungere 32€ per la spedizione, perché i prodotti Rose si possono acquistare solo online.
Il modello che abbiamo ricevuto per il test non ha richiesto regolazioni extra oltre al Sag e all’altezza della sella. Persino pasticche freno e dischi non sfregavano.
Mancava solo il lattice nelle gomme, ma per il resto era davvero a punto, come di rado capita di verificare su modelli anche più blasonati.
Un’altra nota di merito della Thrill Hill è la garanzia di 10 anni ed è proposta in tre versioni, il cui prezzo base è di 2254,44€ e, tramite il configuratore online, è possibile personalizzare ogni singolo componente, sia in termini di marche che di misure. Ad esempio, la lunghezza dell’attacco manubrio e i denti della corona Sram XX1.
In conclusione…
Il rapporto qualità/prezzo di questa bici è davvero difficile da battere. Se siete abituati a considerare Rose come un produttore di livello medio, con la Thrill Hill dovete aggiornare le vostre statistiche.
Non c’è una sospensione posteriore super elaborata per cinematismi e prestazioni (come un Vpp, un Dw-Link o un Fsr tanto per fare degli esempi), ma il lavoro di tuning dell’ammortizzatore Fox permette di arrivare a delle prestazioni comunque soddisfacenti. E’ una bici pensata per stare in sella molte ore, per dare un minimo di soddisfazione sia in discesa, sia sul piatto della bilancia.
La Thrill Hill 3, pur in versione più raffinata, è leggera, ma non leggerissima per un uso Xc, nel senso che la concorrenza riesce a fare meglio.
Ma a quale prezzo?
Se invece questa bici viene vista sotto un’altra luce (ossia per un uso marathon trail), allora diventa una proposta interessante, a patto però di adeguare una parte della componentistica.
Per informazioni e per acquistarla online Rosebikes.it
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.