TEST - Camelbak Kudu 12: più protezione, più versatilità
Simone Lanciotti
TEST - Camelbak Kudu 12: più protezione, più versatilità
Simone Lanciotti
Mancava solo Camelbak, ormai, fra i produttori di spicco a proporre uno zaino con paraschiena integrato.
Si chiama Camelbak Kudu 12 ed è stato presentato nel corso dell’estate scorsa come uno zaino di grande polivalenza perché finalmente poteva essere usato anche nelle competizioni enduro.
Camelbak è arrivata in ritardo nel settore degli zaini con paraschiena integrato, ma al Kudu ha dato un protettore con un livello di protezione che supera gli standard richiesti.
Ha chiamato in causa Komperdell, uno dei brand di riferimento in fatto di protezioni (specie in ambito sci), e ha elevato lo standard En1621 al livello 2.
In questo modo l’entità dell’impatto sulla schiena è ulteriormente diminuita.
La filosofia Camelbak
Camelbak ha una grande esperienza nel settore degli zaini idrici e il Kudu non fa eccezione.
Questo modello, quindi, è prima di tutto uno zaino e se si guardano le caratteristiche tecniche ci si accorge che, sì, è proprio un Camelbak.
Quindi, uno zaino al quale è stato aggiunto una protezione per la schiena.
Lo zaino è di taglia unica, cioè è lo stesso sia per chi è alto 2 metri sia per chi è alto un metro e 50.
Quindi, la schiena, per chi è di più alta statura, avrà una porzione non coperta dallo zaino e, quindi, dal paraschiena.
Le intenzioni di Camelbak, però, erano chiare: produrre uno zaino con paraschiena e non un paraschiena attorno al quale costruire uno zaino.
E’ un approccio completamente diverso rispetto, ad esempio, a Evoc, la cui gamma di zaini con paraschiena ha addirittura, in alcuni casi, tre taglie per ogni modello.
Il comfort in sella, però, è molto diverso fra i prodotti dei due brand.
Restiamo sul Kudu 12, però.
Poche tasche ma furbe
La genialità delle tasche dei prodotti Camelbak ha sempre stupito gli appassionati. Il Kudu 12 ne propone diverse molto, pratiche.
Quelle sulla cintura in vita, ad esempio, sono destinate a due utilizzi diversi.
Quella sulla sinistra, con la zip, può ospitare uno smartphone o uno strumento Gps (se non si ha la necessità di tenerlo sempre sott’occhio), quella di destra, invece, è senza zip in mesh semitrasparente ed è pensata, ad esempio, per le barrette energetiche o per altri prodotti, diciamo, deformabili.
Gli scomparti interni sono di nuova concezione: non c’è più l’abbondanza di tasche di una volta perché Camelbak ha pensato di inserire tutti gli accessori e gli attrezzi per le emergenze tecniche in una trousse vera a propria alla quale ha dedicato una tasca. Niente più oggetti minuti che si muovono nello zaino.
Solo quelli più ingombranti, tipo pompa per le sospensioni, minipompa, camere d’aria o bombolette hanno un alloggiamento più classico.
Nella tasca che permette di accedere alla sacca idrica è possibile inserire anche capi di abbigliamento, protezioni e guanti, proprio come è capitato a noi durante le uscite.
Di spazio nel Kudu 12 ce n’è: 12 litri più 3 litri di sacca idrica (opzionale) si rivelano sufficienti per un ampio range di utilizzi.
Una volta sulle spalle
La comodità della calzata è di buon livello, nonostante il peso aggiuntivo della protezione. La bilancia ha fatto registrare 1,24 Kg senza sacca idrica (opzionale).
La cintura in vita avvolge bene l’addome e sullo sterno è presenta una doppia clip regolabile.
In questo modo la stabilità dello zaino migliora rispetto agli altri modelli Camelbak, ma non raggiunge la totale fermezza che si avrebbe con un vero paraschiena.
Il Kudu 12, lo ripetiamo, è prima di tutto uno zaino.
Ed è uno zaino stabile che, grazie alla disposizione intelligente del carico, non crea intralci nella guida.
Il comfort, indossandolo è di ottimo livello e nei tratti più ripidi lo zaino non arriva a interferire con il casco.
La ventilazione della schiena è ridotta rispetto, ad esempio, al Mule Nv, ma considerando la presenza del protettore è tutto sommato di buon livello.
Infatti, se è vero che il Kudu 12 non arriva a coprire tutta la schiena è anche vero che questa caratteristica ne migliora la ventilazione.
Cioè la schiena non si inzuppa completamente di sudore, ma non aspettatevi nemmeno una ventilazione alla pari dei migliori zaini Camelbak.
La leggerezza è discreta: 1,24 Kg (senza sacca idrica) che scendono a 950 gr senza protettore (e senza sacca idrica).
Il peso dello zaino non crea particolare disagio sulle spalle perché la protezione è semirigida e quindi si adegua alla forma della schiena.
Volendo è possibile toglierla e il Kudu 12 torna a essere uno zaino tradizionale.
Testato alla Swiss Epic
Un nostro equipaggio ha partecipato alla gara a tappe svizzera e abbiamo dato loro proprio questo zaino per un test ancora più approfondito.
Queste le conclusioni dopo una settimana di utilizzo:
«E’ mirabilmente realizzato, cuciture, inserti riflettenti, tasche, agganci sono costruiti e pensati bene, c’è aria di grande comfort nell'indossarlo, nel nostro caso anche per 3-4 ore consecutive. Si dimostra molto stabile sulla schiena per merito degli spallacci, delle due chiusure al torace, della fascia lombare e del dorso. Altri zaini sono stabili in pedalata, ma soffrono la discesa su rocce e gradoni, questo no, semplicemente non si muove.
Lo abbiamo utilizzato anche per trasportare esternamente le protezioni, morbide nel nostro caso, senza alcun problema. Forse una protezione rigida che vada oltre la ginocchiera potrebbe dare difficoltà di chiusura.
La sacca idrica di Camelbak è una delle migliori e di più semplice utilizzo, vale però sempre la raccomandazione di lavarla a fine giornata in caso di utilizzo con sali.
A differenza di altri zaini che facilmente diventano voluminosi, questo resta sottile pur facendo valere una buona capacità di carico.
La disposizione interna avvicina il più possibile il carico alla schiena e lo mantiene fermo.
Uno dei migliori zaini provati fino ad oggi in ambito all-mountain/enduro».
Che cosa non ci ha convinto?
Il Kudu 12, se si parte dal presupposto che è prima di tutto uno zaino, è un prodotto che difficilmente deluderà.
Oggettivamente facciamo fatica a trovare un difetto.
Magari l'assenza della sacca idrica di serie.
La tasca superiore con rivestimento in fleece è troppo piccola per contenere una mascherina.
Oppure l’assenza di un inserto riflettente sulla parte posteriore, in parte compensata dalla colorazione vivace dello zaino.
E il prezzo? Quello di listino è di 159,90€, quindi allineato alla concorrenza, ma con una dotazione di serie leggermente superiore.
Il Kudu 12, infatti, è venduto con copertura antipioggia di serie, mentre la sacca idrica fino a 3 litri è opzionale e, se acquistata contemporaneamente allo zaino, ha un costo di 25€.
Se cercate lo zaino da usare sempre, sia in gara che non, e volete un livello di protezione superiore rispetto alle altre proposte Camelbak, il Kudu 12 è un modello da considerare con molta attenzione.
Per informazioni Dsb-bonandrini.com
Ps: questo zaino è il premio del primo concorso dell'MtbCult Garage. Cliccate sull'immagine per scoprire come partecipare...
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.