Pauline Ferrand-Prevot era una delle favorite per la gara olimpica femminile, ma il talento della francese e la sua capacità di eccellere in tante discipline contemporaneamente hanno finito per diventare un’arma contro lei stessa.
Il risultato di Rio ha deluso le sue aspettative e, purtroppo, è stato in linea con la maggior parte dei risultati ottenuti nel 2016 da Pauline Ferrand-Prevot.
Qualcuno ha facilmente e poco garbatamente attribuito le sue défaillance alla sua relazione con Julien Absalon.
Quello che è successo lo racconta lei stessa.
Un calvario che ha avuto un epilogo, purtroppo, infelice: il ritiro dalla gara di Rio.
Queste le parole pubblicate da lei sulla sua pagina Facebook:
“Arrendersi è perdere"
Ecco cosa mi sono ripetuta in continuazione per mesi.
I Giochi Olimpici erano il sogno di una vita, ma anche la mia più grande angoscia da quando ho iniziato l’inverno con una frattura al livello del ginocchio.
Ben presto si è avviato un meccanismo a catena: ripresa dell'allenamento troppo veloce e troppo forte, senza ascoltare i consigli del mio allenatore che mi diceva di riprendere in modo graduale.
Ho fatto la scelta di andare ad abitare nel Sud (della Francia, ndt) in modo da poter pedalare in condizioni migliori e di recuperare il ritardo.
Forti problemi di allergie si sono fatti sentire dopo un paio di settimane sul posto. E poi dopo un paio di settimane di allenamento sentivo che non ero me stessa, che il colpo di pedale non era il mio.
Nonostante ciò sono sempre stata seria e diligente nell'allenarmi.
Non avevo mai fatto caso a tutti i dettagli.
I miei problemi di allergia non passavano, e mi sono ritrovata ad abbandonare le prime gare della stagione e a stare 3 settimane sotto antibiotico.
Nessun cambiamento, alla fine del trattamento.
Si è deciso di mettermi sotto steroidi.
Come la legge contro la lotta contro il doping impone, non partecipo alle competizioni per 10 giorni.
10 giorni durante i quali mi sono allenata ancora di più, per perdere meno tempo possibile. La stanchezza dell’inizio della stagione si è fatta sentire, anche se ho corso poco.
I miei problemi di sciatica sono ricomparsi. Soprattutto nella gamba sinistra.
Impossibile superare i 200 watt ed è sempre peggio.
Ogni allenamento è un calvario.
Non riesco a seguire le tabelle di allenamento, le zone di intensità.
Pedalo, ma a velocità da cicloturista.
La mia prima infiltrazione lombare è un fallimento.
10 giorni senza competizione.
3 giorni di riposo totale.
Una settimana dopo, senza nessun miglioramento, nuova infiltrazione nello stesso posto della precedente.
Nessun cambiamento!
Tutti i giorni quando mi sveglio mi dico che è un giorno in meno verso il più grande appuntamento della mia carriera.
Essere campionessa del mondo in 3 discipline in 1 anno è forse stata la cosa peggiore che
mi sia mai capitata.
Anche se dolorante ho lavorato tutti i giorni duramente, senza mai mollare.
Ho abbandonato corsa dopo corsa, dicendomi che il destino prima o poi la finirà di accanirsi.
E poi sono passata attraverso tutte le fasi... ho preso delle decisioni che hanno fatto molto parlare di me.
Mi accorgo che le persone sono cattive gratuitamente.
Che giudicano la tua vita, senza sapere nulla!
Incasso...
All'inizio di luglio si trova un trattamento che funziona per i miei problemi di sciatica all'ospedale di Ospedale di Besançon.
Finalmente vedo la fine del tunnel.
Ora posso allenarmi come vorrei.
Ho accumulato un sacco di ritardo.
La mia selezione per i Giochi Olimpici su 2 discipline è molto criticata, mentre io ero l'unica atleta francese ad aver superato la selezione.
La corsa contro il tempo è lanciata.
Divento campionessa di Francia MTB, vedo un barlume di speranza.
Ogni settimana vedo qualche progresso.
Mi dico che il tempo è davvero poco, ma che posso farcela.
Alla fine, il ritardo non si recupera mai del tutto, anche impegnandosi molto seriamente. Il mio corpo è contuso, ho del peso in eccesso, nonostante ce l’abbia messa tutta per riuscire a perdere i chili.
Queste Olimpiadi sono state il risultato di un anno durissimo.
"Arrendersi è perdere", questa frase è la conclusione appropriata del giorno della gara, sabato 20 agosto 2016.
Volevo finire questa corsa che ho sognato così tanto, ma il mio corpo non ne poteva più. Era davvero impossibile per me.
Non si abbandona alle Olimpiadi, lo so, ma qui il male è più profondo.
Ben più profondo...
Sono molto delusa, non ci sono parole per esprimere questo.
Lascio la corsa piangendo, e vado diretta allo stand.
Non penso nemmeno a passare in zona mista per spiegare il mio abbandono ai giornalisti, è davvero l'ultima cosa a cui pensi in momenti come questi.
E' un colpo duro da reggere da sabato.
Tutti si permettono di esprimere il proprio parere, o di giudicare.
Ma ci tenevo a spiegarmi.
Concludo la mia stagione con un abbandono.
Non so quando risalirò su una bicicletta.
La bicicletta era quello che più amavo fare, ma è diventato il mio più grande incubo".
Bon courage, Pauline
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.