La "HT 550" di Fabio: 550 miglia infernali, in Scozia, in autonomia

Redazione MtbCult
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La "HT 550" di Fabio: 550 miglia infernali, in Scozia, in autonomia

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Conoscete la HT 550? La sigla HT sta a significare Highland Trail, parliamo di un'avventura di Unsupported Ultra Cycling in Mtb che si svolge in Scozia ed è veramente estrema!
Oltre 550 miglia, cioè 885 Km e oltre 16000 metri di dislivello.

Ecco il racconto di Fabio Lucantoni, un biker italiano (vive a Passignano sul Trasimeno) di 41 anni, appassionato di ultracycling, che l'ha affrontata e conclusa.
Impresa non facile, scoprite perché...

DC

HT 550

La HT 550 è una unsupported race a numero chiuso a cui si può partecipare solo su invito, oppure avendo nel cassetto un buon curriculum di avventure unsupported ultra cycling.
Insomma un’avventura mitica. 
Pensavo che non mi avrebbero mai preso.
Invece una email di troppo ed ecco fatto, sono in griglia e tra meno di un minuto partirò...
Ma andiamo per ordine.
Una mattina di dicembre apro la mail e leggo il nome di Alan, l'organizzatore: incredibile, mi hanno preso. Chiamo subito l'amico Daniele e lui risponde semplicemente dicendo: «E' fatta ed ora sono cavoli».

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Il tracciato della HT550 coinvolge la parte Nord della Scozia

Mai frase fu più azzeccata. Sono seguiti mesi di pedalate con qualsiasi condizione atmosferica. 
Vento, neve pioggia, sole.
Dormite sotto la pioggia, al freddo, ore ed ore di sella e di portage per prepararsi all’ignoto…

HT 550

Oltre a decine di telefonate e di email inviate a chi aveva corso l’edizione 2017 per raccogliere qualche info in più.
Ore ed ore passate alla ricerca dei setup e soprattutto a cercare di capire cosa mettere delle borse e quale tenda acquistare.
Poi l’intuizione: la costruirò. Cucirò da solo.
Vi sembrerà strano ma è stato proprio così: una tenda mono telo con un ingombro di una borraccia ed un peso di circa 500 grammi.
Per me la HT 550 era già a posto così.

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Arriviamo a Tyndrum, punto di partenza della HT 550, dopo 8 ore di viaggio.
La mattina di buon’ora andiamo al punto di ritrovo e non posso far altro che osservare i setup degli altri bikers: non c’è una via di mezzo. Chi come me è carico come un mulo con una Mtb che si aggira intorno ai 24 kg, oppure chi sembra partire per una gara marathon…

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- Giorno 1: Tyndrum-Fort August

La partenza è molto informale e la tensione si confonde tra urla e risate. Un semplice ”go” e si parte.
Non ho l’esperienza degli altri 49 concorrenti e non sono arrivato all’appuntamento con la preparazione fisica che avrei voluto, ma in queste gare conta molto la gestione mentale e su questo mi sento tranquillo. Mentre pedalo i pensieri sono sempre molti, all’inizio di ogni trail è così, poi la testa fa la sua selezione naturale e riallinea ogni cosa.

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I primi chilometri scorrono veloci, ma la pacchia dura poco. La strada ben presto si trasforma in un single track molto tecnico, che mi porta sulle rive di un lago, dove scopro cosa significa veramente la parola “Torba”.
La ruota anteriore si impantana e scompare sotto terra per circa 40 cm e così inizia il primo tratto a spinta. Le cose non migliorano quando metto i piedi a terra, perché vengono inghiottiti completamente e l’acqua entra ovunque.

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Riesco a risalire in sella dopo aver percorso oltre un’ora a piedi. 
Il paesaggio è maestoso e ogni tanto non posso fare a meno di fermarmi ed ammirare.
Dopo 10 ore di sella ho un unico serio problema: mangiare. Ho terminato le mie provviste e ancora mancano molti chilometri a Fort August. L’ora comincia ad essere tarda. 
Se arrivo di notte dovrò aspettare la mattina per sgranocchiare qualche cosa. 
Una foratura mi rallenta molto e, insieme all’amico Daniele, arriviamo a destinazione alle 23:30.

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L’unico pub aperto, forse per le gambe nere di torba e la maglietta bianca ora di colore indefinito, si rifiuta di sfamarci e ci caccia dal locale.
Non resta che proseguire e cercare un buon posto per piantare la tenda. Il primo giorno si conclude con 150 km percorsi in quindici ore. Il tracciato è veramente più duro del previsto.

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- Giorno 2: Fort August - Rose Hall
In Scozia in questo periodo il sole tramonta alle 22:30 e sorge alle 3:00, ma in realtà non è mai completamente buio e questo facilità la partenza di buon mattino.
La priorità al momento è trovare qualche cosa da mangiare.
 Dopo circa 30 km arrivo a Loch Ness, ma sono le 6:00 e tutto è ancora chiuso. Qui tutti i negozi aprono alle 10:00.
Si mette proprio male, mi devo fermare.

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Apro lo zaino, frugo dentro e trovo un pezzo di tramezzino che avevo preso la mattina prima. L’odore non è molto invitante, ma non posso farne a meno.
Alla fine sono sempre calorie e riparto felice come se avessi mangiato un bue.
Dalle informazioni che avevamo il primo punto ristoro disponibile si trovava a Contin, almeno altre 4 ore di Mtb.

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Certo, dobbiamo fare un fuori traccia di un chilometro, ma ne vale la pena.
Uova, frittata, funghi, fagioli e chi più ne ha più ne metta. Prima di ripartire notiamo un cartello con scritto “Foodshop”.
Cambio rapidamente il setup delle borse e libero lo zaino: praticamente svaligiamo il negozio…
 Mi ritrovo con qualche kg in più sulle spalle, ma di cibo, e sinceramente lo porto volentieri.

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Rientriamo in traccia e sorpassiamo qualche concorrente, il morale è alle stelle.
Arriviamo a Oykel Bridge, ossia l’inizio del last loop che tutti considerano il più selvaggio ed inospitale. Qui c’è un pub e poi nulla più per circa un giorno. Una sosta insieme al mio amico e compagno di viaggio è d’obbligo: birra ghiacciata e 2 sandwiches. Praticamente il paradiso. 
Per oggi ne abbiamo abbastanza.
Ripartiamo e dopo 20 km piazziamo la tenda. Abbiamo percorso circa 200 km, quindi meglio del primo giorno.

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- Giorno 3: RoseHall - Achmelvich
La mattina arriva presto e l’aria è tremendamente umida. Fuori sono circa tre gradi e come apro la tenda i piccoli mosquitos che infestano queste zone sono lì che mi aspettano. Neppure il freddo li ferma.
 Intanto siamo appena entrati nel last loop.
La strada appare stranamente asfaltata e senza porci troppe domande ci mettiamo in cammino. Ma l’asfalto dura poco.
Iniziano una serie di salite corte ma con pendenze tra il 20 e il 30%, quasi tutte da percorrere a piedi.
Ci si divertirà in discesa, direte voi. Niente affatto.
I single track scorrono su un letto di torba soffice, dove si affonda a meraviglia. 
Si deve spingere per altre 2 ore. Anche in discesa.

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Si prosegue dentro vallate sconfinate, sempre con lunghi tratti a spinta.
Mi sento stanco, ma mi convinco di aver fatto di peggio e in testa scatta qualcosa di incredibile.
La mente va in una situazione di standby e mi passano per la testa ricordi ormai dimenticati.

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La mia testa è forte. Non mi ha mai abbandonato e non lo ha fatto neppure questa volta. 
Un sorriso si stampa sul mio viso: alla fine sono qui per divertirmi e mi sto davvero divertendo.

 Continuo a pedalare insieme a Daniele.
Il tracciato è veramente impegnativo e il pomeriggio avanza. 
Con il sole sempre alto è difficile regolarsi con l’orario, ma sbircio il mio Garmin Etrex e noto che sono le 22:30. L’idea è quella di fermarsi a dormire un po’ di più: la tappa del giorno dopo sarà difficilissima. 
Dopo la solita lotta con i mosquitos, sono dentro il sacco a pelo.
Buona notte.

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Giorno 4: Achmelvich - Ullappol

Lungo un ripido single track devo scendere e affretto il passo lasciandomi Daniele alle spalle: era ora di stare per tutti e due un po’ soli.
I piedi, a forza di stare a mollo, sono gonfi e mi fanno malissimo, ma devo continuare a camminare.

HT 550

Ad un tratto mi fermo e realizzo dove mi trovo effettivamente: sono solo. Completamente solo.
Mi guardo intorno e non vedo nulla. Solo pietraie e cumuli di rocce, erba e torba. Il sole è alto e non soffia neppure il vento.
Mi siedo.
La maestosità di questo luogo è incredibile. Provo una sensazione di tranquillità mista ad un po' di incredulità e riverenza, lì in mezzo non conto nulla e non sono nulla.
Anzi, sono un intruso impotente a qualsiasi cosa possa accadere.
Era proprio la sensazione che mi aspettavo dalla HT 550: una stupenda solitudine che si fonde con tutto il contorno.

HT 550

Dopo una quindicina di minuti, a malincuore, decido di ripartire sfidando il dolore ai piedi che non accennano ad asciugarsi. 
Ora l’obiettivo è chiudere il last loop e tornare ad Oykel Bridge per poi puntare a Ullapool, ma non sembra cosi semplice uscire da questo tratto.
Cerco di capire dove sta Daniele, ma il cellulare, come sempre, non ha campo.
Ho fame. E ho pochissimo cibo. 
Dopo oltre 5 ore riesco a sedermi al pub di Oykel Bridge, stanco ed incredulo, con ancora la pelle d'oca per le emozioni provate.
Ma Daniele dove sarà? Decido di aspettarlo: mi diverto troppo con lui.
Dopo un po' di tempo eccolo arrivare, il solito sguardo d’intesa, il solito abbraccio e la solita birra. 
Tutto è tornato come doveva essere: io ed il mio “socio” immersi nell’avventura.

HT 550

Ora la destinazione è Ullapool, dove arriviamo poco prima di sera. Una vera cittadina con un bellissimo porto turistico.
Un piccolo rifornimento, i soliti tramezzini e un po' di biscotti per la mattina e si riparte verso un single track con pendenza che varia dal 25 al 32%
Che fare se non sorridere e cominciare a spingere?
La salita è veramente infinita e ormai sono le 21. C’è ancora tanto da spingere prima di svalicare.
 La stanchezza è tanta ed il posto merita la mia tenda. Si va a nanna.

HT 550



- Giorno 5: Ullapool - Tyndrum
Questa notte ho dormito fuori dal sacco a pelo e ho lasciato completamente scoperti i piedi, sperando di farli migliorare: non è stata una notte calda, ma sembra che il dolore sia un po' passato.
Faccio il mio conto alla rovescia, indosso la mia zanzariera, mi stacco una paio di zecche dalla gamba e poi via fuori a sfidare i mosquitos che sono sempre pronti per fare colazione con me.
Oggi il tracciato non sembrerebbe impossibile e, come ogni volta che supero la metà del chilometraggio della gara, l’ottimismo mi assale.
Dopo una lunga salita il mio sguardo si perde sulla vallata verde e gigantesca che sta sotto di noi. In mezzo un torrente largo una trentina di metri che sarà il nostro prossimo guado.

HT 550

Nel frattempo il Gripshift fa le bizze. La cambiata non è agevole e devo praticamente cambiare tirando il filo del comando. Ma andiamo avanti e speriamo bene.
Nel giro di poco tempo ci troviamo di fronte al guado che alla fine risulta meno spaventoso del previsto.
Il trail prosegue all'interno della vallata e ci porta ai piedi del picco più elevato dell’HT 550. 
La salita all’inizio è pedalabile, poi diventa un trekking: bici in spalla e camminare. Non finisce mai e quando credi essere arrivato in cima riparte nuovamente un altro tratto ripidissimo.
Dopo molte ore arrivo in cima. In realtà non si tratta di una vetta, ma di uno sconfinato altopiano dove si sviluppa un magnifico singletrack tutto da pedalare. Non esito e parto!
Il tracciato è veloce e divertente. Un saliscendi continuo abbastanza tecnico, ma la mia Niner full non ha paura di niente.

HT 550

A Fisherman Field, due laghi gemelli dalle acque cristalline, mi devo fermare per tirare fuori il cellulare e filmare. E’ veramente impossibile restare indifferenti di fronte a tanta bellezza e sinceramente ci perdo più di qualche minuto.

HT 550

Mi devo togliere ancora una zecca di dosso prima di ripartire. 
Dopo altre 4 ore a spinta la traccia finisce in uno sterminato campo di felci: le prospettive non sono buone.
Questa volta la cosa si fa veramente difficile dal punto di vista psicologico.
E’ ora che io e Daniele ci dividiamo e rimaniamo soli a gestire la situazione.
La traccia è assurda, o meglio, la traccia la dobbiamo fare noi...
Il percorso praticamente non esiste.
Attraverso campi di felci e tratti molto esposti. Le salite sono dei cumuli di rocce gigantesche che spesso ti costringono a gettare la Mtb dall’altra parte per superare l’ostacolo.
Non me lo aspettavo. Mi devo fermare e respirare un attimo.

HT 550

In lontananza vedo una cascata. 
Scendo dalla Mtb, tolgo guanti, occhiali, casco e butto la testa sotto la l’acqua fresca che mi scuote. 
Mi rivesto e riparto con un passo molto rapido. Qualche cosa è scattato. 
Annuso l’arrivo, anche se mancano ancora un’infinità di chilometri, ma sento di averlo a portata di mano.
Pedalo con un nuovo sprint e intanto maturo la decisione di finire la gara senza fermarmi più.
Mi trovo su una vecchia strada militare che scorre lungo una piccola catena montuosa, il cambio posteriore non dà problemi e le gambe girano bene, ancora ce n'è di benzina e d’ora in poi il cibo non dovrebbe essere un problema.

HT 550

Nel frattempo il cielo si sta scurendo e stranamente si fa buio: sono quasi le 23, devo montare la luce sul casco, ma c’è un temporale in arrivo.
Tiro fuori il telo della tenda e mi ci infilo sotto insieme alla bicicletta e ai soliti mosquitos. 
Piove per circa due ore ed è inutile continuare. Il tratto è esposto e molto viscido, non voglio rischiare.
 Attendo che spiova, poi in 3 minuti sistemo le borse e riparto di gran volata.

HT 550

Pedalo per altre 3 ore prima di intravedere un concorrente: è proprio quello che mi ci voleva.
 L'animo race si fa sentire ogni istante di più ed ora ho trovato la mia lepre.
Tutto procede bene ed alla fine decido di sorpassare l'inglese davanti a me e di fiondarmi nei molti chilometri di discesa velocissima che mi aspettano, ben presto lo perdo alle mie spalle.
Fort August è di nuovo alle porte. Oggi è andata veramente bene, il passo è ottimo. 
Il vento si fa sentire e la velocità cala drasticamente ma non accenno a fermarmi. Sono a poco più di 100 km dall'arrivo, i più lunghi di tutta la gara, ma ad ogni pedalata il morale cresce.

HT 550



Supero Fort William e mi dirigo verso quello che sarà la mia vera ultima fatica.
Quasi tutti indossano le maschere zanzariere. Non è un buon segno.
Non faccio in tempo a pensarlo che vengo assalito da sciami di insetti. Sto spingendo in salita, la velocità è bassa e non riesco a liberarmene.
Poi, per fortuna, si alza il vento che li spazza via. Una vera liberazione.
La salita è ripida e non pedalabile, la discesa praticamente lo stesso.
Gli ultimi 30 chilometri li dovrò sudare, ma in cima raggiungo un altro concorrente e mi galvanizzo ancora di più.
 Mi fiondo in discesa, poi dentro un grosso pascolo di pecore e poi di nuovo in salita.
Il contachilometri sembra non scorrere e si inchioda sui 25 km to finish.
Mi faccio coraggio, ormai non mi spaventa più nulla. Ecco l'ultimo recinto da oltrepassare e gli ultimi 30 metri a spinta, un tratto di un chilometro in discesa e poi…? Tyndrum!
“Nooo… Impossibile! «Ho finito la HT 550» mi ripeto.

HT 550

L'arrivo è totalmente anonimo, ma non ci faccio caso perché non m’interessa.
Appena la bandierina su trackleader comincia a saltellare vuol dire che sono finisher. Finisher della HT 550!
Non nascondo tutta la mia emozione. Ripenso ai mille momenti passati, alle sensazioni, al silenzio. Solo ora che ho terminato la mia avventura, posso dire di aver capito cos’è la HT 550 e perché tanti bikers cercano di prendervi parte. 

La HT 550 è conquistata, ma è veramente finita e tutto acquista un altro sapore, solo quando anche Daniele arriva al traguardo.
Brindiamo insieme, con il solito sguardo incredulo e gli occhi lucidi, a quella che non può essere definita una gara unsupported, ma una vera e propria indimenticabile avventura.

HT 550

Fabio Lucantoni e il suo compagno di avventura, Daniele

Per maggiori informazioni sulla HT 550 visitare il sito highlandtrail.net



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