Terzo e ultimo appuntamento, sempre in prima serata, con Jose Antonio Hermida.
Mtb Cult, in collaborazione con www.mountainridermag.com, vi offre tutti i segreti dello spagnolo, icona mondiale del cross country.
Nella terza puntata, quella conclusiva, Hermida parla del suo ritiro dalle competizioni che dovrebbe avvenire nel 2016 e di quello che farà in futuro, una volta sceso dalla bici. Buona lettura…
GS

Le foto di questo articolo sono di Sebas Romero, Francisco Comunas e Multivan Merida.

Hermida si racconta, prima puntata: «Bello imparare dai giovani»
Hermida si racconta, seconda puntata: «Così è cambiata la Mtb»

- Sei il corridore più anziano però dal 2001 al 2012 sei stato tra i primi cinque al mondo.
- E l’anno scorso tra i Top ten, con il terzo posto del mondiale che mi ha permesso di battere il record di Frischknecht, che era stato il corridore più anziano a salire sul podio prima di me. Quest’anno vado per un altro record. Quello di vincere il mondiale a 36 anni (risata).

- Quando guardi indietro a cosa pensi?
- Cerco di non farlo perchè vedo molti leoni. La verità è che quando ero giovane, ho visto i miei idoli ritirarsi. Arriverà anche il mio momento. Ma il fatto è che mi piace ancora troppo quello che faccio.

- Ogni volta che inizia una nuova stagione, la programmi fissando obiettivi concreti?
- Certo. Fino a 30 anni, se assistito da una buona condizione, puntavo a tutto. Dai 30-32 anni ho iniziato a selezionare gli obiettivi, tirando fuori la calcolatrice. Dal 2000 al 2010 sono sempre stato favorito per vincere il mondiale, però non sono mai riuscito a centrarlo, arrivavo sempre stanco: a volte dal punto di vista mentale. L’anno che ho deciso di non sprecare energie fino al momento decisivo, l’ho vinto. E’ come un Tour, non lo puoi vincere dalla prima settimana.

Quanti pass per Hermida. Ne ha fatte di gare...

- Il ritiro è comunque all’orizzonte. Lo stai programmando insieme alla squadra?
- Sì. Tutti sanno che ho un’età, che devo scegliere, che ho bisogno di riposare di più rispetto agli altri. Ho un ottimo rapporto coi vertici del team e sanno che quando fisso un obiettivo preciso non lo sbaglio. E poi ho la fortuna di avere i giovani che coprono tutta la stagione.

- L'idea è quella di smettere nel 2016. Ritirarsi dal cross country significa anche ritirarsi dalla bici?
- Non lo so, vedremo nel 2016. Nel 2010 avevo pensato di ritirarmi dopo la vittoria al mondiale, però questo pensiero è passato nella mia testa solo per 20 secondi. In realtà mi sono detto: "Se mi piace, ora che ho vinto il mondiale, posso godermela"... Credo che il 2016 sarà l'anno giusto, anche perchè quando ero giovane i veterani mi lasciarono spazio e ora è giusto che io dia spazio ai giovani.

- Si parla molto del fatto che Hermida possa alla fine dirigere il team Multivan Merida.
- Credo che loro pensano più a me di quanto io pensi a loro. Forse dovrebbe essere il contrario, dovrei essere io a muovermi per mettere il naso nel team. Per il momento sono ancora in sella e suppongo che a Merida dispiaccia dirmi di smettere o di prendermi altre responsabilità.

- Ci sono altre squadre che pensano a te?
- Sono una persona molto fortunata per il rapporto che ho con le altre squadre in cui ho corso. Bianchi vorrebbe un mio ritorno, da Scott sono sempre ben accolto, ma adesso sono concentrato su Merida e per questa squadra non mi limito solo a correre. Do il mio parere sui giovani, sull’ambiente, sui collegiali che svolgiamo.

Nell'ambiente si vocifera che sarà il prossimo team manager del Multivan Merida.

- E’ possibile che Andy Rottler passi alla strada e che tu diriga la squadra di Mtb?
- E’ una domanda che spesso fanno a Andy e lui si chiederà: "Sono il capo, perchè mi vogliono fuori dai piedi?" Guarda, se fosse per me, mi piacerebbe, però mi piacerebbe essere pure il presidente di Telefonica… Ci sono cose che non dipendono da me. Quel che è chiaro è che, se finisco a lavorare nello staff di Merida, non sarà per mettermi in mostra ma per lavorare intensamente. Inoltre, non lo so se lo farei bene. E' facile dirigere la squadra dal divano mentre stai a riposo. Un'altra cosa è quando sei chiamato a farlo sul serio.

- La creazione della squadra su strada di Merida pregiudica in qualche modo quella di Mtb?
- All’inizio non sapevo giudicare. Ora credo che si stanno producendo certe sinergie e che entrambi ne stiamo beneficiando. Il problema è che Merida si è associata con una delle squadre più vecchie e conservatrici del gruppo. Credo che la squadra di Mtb sia molto più dinamica e aperta su tutto, specialmente nella rete sociale. A Taiwan, vogliono riunirci a tutti a fine stagione per fare delle cose insieme, staremo a vedere.

«Ho inseguito per dieci anni il mondiale. Poi è arrivato quando ho deciso di non sprecare nessuna energia durante tutta la stagione».

- Che progetti hai al di fuori dalla Mtb?
- Non ho molti progetti e tutto è legato a Merida. Ho fatto dei buoni investimenti, che però non mi consentiranno di starmene sul divano senza fare niente. Adesso ho un progetto di una palestra a Mallorca con Kim Forteza, un altro con Rotor. In realtà il mio futuro lo vedo con Merida e sempre nella mountain bike, o nel ciclismo in generale. Poi voglio dedicarmi alla mia famiglia perchè è da 21 anni che viaggio. E anche se la famiglia si è adattata alle mie necessità, voglio lo stesso dedicarmi un po’ a loro.

«Quando mi ritiro, voglio dedicarmi anche alla mia famiglia».

Salutiamo Hermida dando una sbirciatina al suo garage...