RIVA DEL GARDA - Eccola, è lei la responsabile di questo putiferio chiamato 650b Plus, la Rocky Mountain Sherpa (qui i dettagli tecnici).
Lo scorso anno l’avevo vista alla Sea Otter Classic e mi era sembrata quasi uno scherzo.
Belle le grafiche, simpatiche le borse, ma alla fine a che cosa serve questa bici?
Si parla di avventura, ma se togli le borse diventa una bici più agile.
E’ strana, è bella, è una cosa nuova e che soprattutto può intrigare molti.
Non è una fatbike, non è una bici tradizionale.
E’ un ibrido inusuale ed è qui davanti a me.
«Taglia L, grazie».
Giovanni di Dsb allo stand Rocky Mountain la sistema in meno di 5 minuti e parto.
Ho poco tempo a disposizione perché è molto richiesta dal pubblico.
Partito.
Mentre penso a un sentiero da imboccare, mi accorgo che lo sterzo si muove con facilità ed è ben lontano dalle sensazioni che ho avvertito sulle fatbike.
Sento la sensazione di galleggiamento, ma non è eccessiva e poi ci sono comunque due sospensioni.
La pedalata è ok: le gambe non sono larghe come su una fatbike e sembra davvero una bici normale, solo più morbida.
Blocco la sospensione posteriore, o meglio attivo la piattaforma dell’ammortizzatore Manitou McLeod e la bici acquista in efficienza.
Accelera bene, curva con agilità e i suoi 13,1 Kg (in taglia M e senza borse) non sono eccessivi considerata la voluminosità delle gomme.
Soprattutto non creano ripercussioni sulla dinamica di guida.
Trovo uno sterrato facile, sassi, rocce e la Sherpa “rotola” sopra con facilità.
Non come una fatbike, ma abbastanza bene da incrementare il livello di piacere e facilità di guida.
Il rombo che producono le gomme è molto simile a quello di una fatbike.
Rocky Mountain, al momento della presentazione, ha dichiarato che la Sherpa non è una bici per andare veloce, ma a me qualche dubbio viene, perché l’impostazione in sella, ancor di più se aggiungi un reggisella telescopico, è ottima per “dargli dentro” nei sentieri.
Le gomme Wtb Trailblazer da 2,8" con il cerchio Wtb Scraper i45 (cioè da 45 mm di larghezza) hanno un profilo non molto tondeggiante.
Guardate la foto in basso relativa alla gomma anteriore:
L’ingresso in curva non è rapidissimo, ma si può contare su una certa deformazione della gomma (gonfiata a circa un bar) in curva.
Non posso esprimermi sulla trazione in salita e in frenata, ma nel complesso la sensazione di guida è ben lontana da quella di una fatbike.
Ho provato a frenare con l’anteriore con la bici in curva e non ho avvertito quel fastidioso effetto raddrizzante che avevo sperimentato sulle fatbike.
La dinamica di guida, quindi, è migliore.
Scorrevolezza…
Parlo di sensazioni.
Si avverte l’impronta a terra maggiore, anche durante un breve giro.
Schwalbe ha parlato di un 28% in più per le sue gomme 650b Plus.
E la mia percezione (e parlo di percezione) è che questa sia la nota dolente della Rocky Mountain Sherpa.
Ed ecco perché secondo Rocky Mountain è una bici pensata per andare lontano e non per forza velocemente.
Su questa tematica, però, vorrei tornare solo dopo averla provata per bene, sui terreni che solitamente si incontrano in Italia.
L’Arizona che ci fa vedere questo video è magnifica, ma
i nostri sentieri sono un po’ diversi.
Di certo, la Rocky Mountain Sherpa è una bici da offroad, per qualunque tipo di offroad.
Mi è piaciuta oppure no?
Sì, mi è piaciuta, per il suo equilibrio fra agilità, facilità di guida e comfort.
Rocky Mountain non ha dimenticato, poi, di aggiungere una geometria moderna che invoglia a guidare in discesa.
Il breve test di Riva del Garda, quindi, mi porta a pensare che le 650b Plus (delle quali la Rocky Mountain Sherpa è stata la capostipite) possano trovare facilmente uno spazio nel cuore degli appassionati, specialmente fra quelli che ritengono che la fatbike sia troppo fat ma ne subiscono comunque il fascino.
Che lo si voglia o no, si è appena aperto un nuovo filone.
Il discorso della scorrevolezza delle gomme sarà un tema da affrontare in occasione del test.
Che spero avvenga presto.
Per informazioni Bikes.com
Ps: il prezzo? Siamo intorno ai 5000€ e la bici dovrebbe essere disponibile fra 3 settimane in Italia.
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.