Il mondiale di Cairns di downhill (qui il report della gara Elite maschile) si è corso su un tracciato che ha destato non pochi dibattiti.
Cairns ha già ospitato in passato la Coppa del mondo e il percorso Dh, da allora, non ha subito particolari cambiamenti: pendenze non esasperate, radici, tronchi di traverso, rock garden, tratti super scorrevoli e addirittura un po’ di salita.
E ciò ha generato una legittima domanda: un tracciato del genere può ancora essere considerato downhill?
Se nell’analisi ci limitiamo a guardare l’altimetria e le immagini che abbiamo visto durante la gara rischiamo, però, di commettere qualche errore.
Il percorso di Cairns era, sì, anni luce lontano come concezione da quello, ad esempio, della Val di Sole, ma era comunque un percorso che impegnava nella guida e soprattutto nella strategia da adottare.
La parte iniziale era quella più impegnativa nella guida, con rock garden, curve strette e scivolose, pendenze più pronunciate, mentre dalla metà in poi il fondo diventava più scorrevole e richiedeva addirittura di pedalare seriamente.
E questo ha richiesto una tattica di gara ben precisa: commettere meno errori nella parte iniziale e, soprattutto, risparmiare energie in vista poi della seconda parte, molto più fisica e, forse, meno Dh del solito visto che era anche necessario sprintare per diverse centinaia di metri.
Se avete visto la run di Mick Hannah, 2º classificato, il suo stile era ben poco spettacolare magari, ma molto pulito al punto da sembrare lento.
In realtà Sick Mik stava risparmiandosi per il finale e stava mostrando un’estrema confidenza con il percorso di casa.
Certo, Hannah, magari, avrà anche avuto modo di provarlo più volte rispetto ai rider non australiani, ma comunque ha saputo interpretarlo al meglio.
E la stessa tattica è stata usata anche da Loic Bruni che è riuscito a fare anche meglio di Hannah.
E per una questione di 0”339…
Aaron Gwin, sebbene abbia mostrato doti di guida superiori a tutti durante la stagione di Coppa, non è riuscito a essere altrettanto incisivo.
Purtroppo per lui.
Poi, via via, tutti gli altri, con distacchi sempre più marcati, anzi, insolitamente più marcati per essere un mondiale Dh.
Ma le caratteristiche anomale del percorso Dh di Cairns era note già da tempo a tutti i top rider al punto che durante la stagione hanno avuto modo di provare soluzioni tecniche che permettessero loro di avere un vantaggio (ammesso dal regolamento, ovviamente) proprio in occasione del mondiale australiano.
Stiamo parlando di ammortizzatori con comando remoto per attivare un freno in compressione, utile proprio quando il percorso richiedeva di pedalare con forza, e delle ruote da 29” che, sebbene oggi non abbiano fatto realmente la differenza, introducono una variabile tecnica da considerare per il futuro.
Sul rock garden di Cairns riuscivano a dare una certa maggiore fluidità ai rider, anche se difficile da quantificare in numeri.
Di sicuro torneremo a parlarne, dal momento che anche altri marchi di bici stanno pensando al diametro di 29” come opzione per la Dh.
Ciò che abbiamo visto a Cairns, comunque, è stato uno spettacolo insolito per via delle numerose défaillance meccaniche, scivolate e cadute che hanno messo fuorigioco molti big.
Quindi, il percorso, sebbene poco ripido e meno Dh del solito, era comunque tutt’altro che banale.
A vincere è stato Loic Bruni (per la seconda volta in campo Elite) che si è dimostrato il più completo, preciso ed efficace.
E non chiamate in ballo la fortuna, perché nella Dh se si fora o si cade non è colpa della malasorte.
E’ un errore di chi guida, dato che il livello tecnico dei materiali impiegati e le capacità di guida sono ai massimi livelli per tutti i concorrenti.
La sfiga, oggi soprattutto, non c’entra nulla: a vincere è stato il migliore.
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.